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Santa Maria di Leuca

Da Lecce, Otranto e Gallipoli tre strade scendono a Sud. Da queste si sviluppa una fitta rete di altri percorsi. Traiettorie all’interno di quell’ideale triangolo che altro non è se non la schematizzazione geometrica del Salento. Il punto d’incontro delle vie è la nobile e solitaria Leuca che, quieta e serena, ammira lo Ionio dalle finestre delle sue eclettiche ville. Mastro Tonio ha trascorso qui un tempo indefinito cercando nell’orizzonte il ricordo di Maja.

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Otranto

Un’antica leggenda narra che un tempo a Otranto vivevano pacificamente insieme più di mille popoli; i greci, i messianici, i romani, gli aragonesi, i normanni, i bizantini erano quelli più noti.

Un giorno un violentissimo nubifragio si scagliò contro la città. Con impeto portentoso allagò ogni cosa.
Fu tanta e tale la veemenza che difficilmente si sarebbe potuto salvare qualcuno se non fosse intervenuto il Grande Mago d’Oriente.
Lo stregone fece una magia e creò un enorme ponte arcobaleno che permise a ogni essere vivente di scampare al pericolo. Sul ponte c’era spazio per tutti: uomini, donne, anziani, bambini, animali, insetti, piante.
Ci rimasero sopra per novantanove interminabili ore al termine delle quali le acque liberarono la terra; poi ognuno fece ritorno, sano e salvo, alle proprie abitudini.

Il grande mago d’Oriente, acclamato come un eroe e insignito delle più alte onorificenze, poté per il resto della sua vita visitare gratuitamente i musei e i monumenti di Otranto e dintorni.

Diversi secoli dopo, purtroppo, quando il grande mago d’Oriente era oramai da tempo passato a una più noiosa vita, accadeva che, con il mare in burrasca, molti migranti provenienti da terre lontane annegassero a poche miglia da quella stessa costa in cui era accaduto il miracolo dell’arcobaleno.
Una costa che era stata sempre presente nei sogni dei migranti sin dall’inizio del loro drammatico viaggio (vedi la strage), ma questa è un’altra storia.

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Gallipoli

Una città dalla strana meteorologia, nel cuore del Salento, fu insolita meta per Mona e Lona.
Ogni particolare di quel luogo destava stupore: il mare turchese, gli splendidi palazzi, e i suggestivi vicoli.
Tutto appariva loro perfetto.
Ma poi le sensazioni delle due piccole api cambiarono.
Vennero sedotte e stregate da una melodia caotica.
La quiete divenne tempesta e tutto quello che fino a un attimo prima era apparso sotto forma di una calma armonia rivelò la propria natura di turbine sublime.

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Torre Suda

Mastro Tonio iniziò una nuova e strana collezione: quella delle cartoline delle torri difensive salentine.
Erano cartoline magiche; sul retro, invece dei soliti messaggi e saluti, c’erano delle storie.
Storie di quanto era accaduto in quei luoghi.
Insomma, le solite storie di guerra, di pace e di amore.
Nei vari racconti la cronaca e i miti si mescolavano e Mastro Tonio, leggendoli, si ritrovava a vivere quello stesso passato appena evocato dalle parole.

Lo scritto su Torre Suda riportava le vicende del luogo: l’acqua che si infrangeva sugli scogli, i Turchi che si infrangevano sugli scogli e il Salento che si infrangeva sul Mediterraneo.
E fu così che l’anziano babbo di Maja, immaginando di vivere nel XVI secolo, si mise a osservare la terra, il mare e l’orizzonte per cercare di capire cosa fosse cambiato.

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