Le lezioni di geografia di Colombo Cristofaro destano sempre interesse e attenzione.
In quella odierna il nostro caro pennuto ci racconta della mirabolante e folle idea, di realizzare una carta geografica in scala 1 km per 1 km, che balzò alla mente degli informiveri e dei prosumer (due popolazioni abitanti terre remote e, ai più, ignote).
Colombo apprese l’intrapresa impresa dall’obesa marchesa Luigia, cugina del suo amico Luigi, esploratore di universi fantastici.
Costui conobbe le due esotiche popolazioni, appena citate, allorquando si avventurò oltre le Galassie Estreme.
Ma torniamo alla storia…
Informiveri e prosumer, incredibilmente, riuscirono a realizzare la mappa in scala 1km per 1km e crearono un metauniverso digitale su cui andarono ad abitare.
Ma come si adattarono queste due popolazioni al nuovo mondo virtuale? I primi lo fecero nutrendosi dei dati che, con continuità, si autogeneravano all’infinito nella riproduzione geografica virtuale, i secondi non limitandosi al solo cibarsi dei dati, ma dedicandosi anche a una loro efficace evacuazione al fine di redistriburlii in uno spazio volutamente arricchito.
Per navigare siffatto stratificato universo inventarono delle navicelle chiamate GIS con cui, destrutturando lo spazio, si recavano nei luoghi di destinazione.
A questo punto, all’esclusivo fine di rendere maggiormente edotte le nostre lettrici, apriamo una piccola parentesi precisando che le menzionate navicelle erano state progettate dai geografi esperti della sezione militare ICT.
E così il rappresentato divenne anch’esso materia, doppio di una realtà che non esisteva più senza la sua metafora.
In questo new world informiveri e prosumer elaborarono, grazie ai loro mezzi super tecnologici, coordinate non più esclusivamente spaziali, bensì cronotopiche.
Per quale motivo? Perché non era più possibile raffigurare lo spazio senza inquadrarlo con la lente d’ingrandimento del tempo.
La natura e la cultura si incontravano in questo metamondo attraverso le loro reciproche evoluzioni. I dilatati movimenti tettonici della crosta dei pianeti da cui provenivano i due popoli si affiancavano a quelli rapidissimi che le stesse specie viventi producevano. I paesaggi, ovvero gli spazi informazionali, raccontavano la sintesi di storie diverse e indicavano la direzione che l’attuale avrebbe dovuto prendere.
Tutto era scritto in un’unica lingua, la GML, ed ogni informazione che veniva riportata doveva essere, rilevante, chiara, corretta, comparabile, accessibile, verificabile, completa, coerente e tempestiva.
I margini di errore, di duplicazione e di disinformazione vennero azzerati e lo spazio virtuale cristallizzato divenne oracolo ideologico.
Con lo scorrere del tempo gli informiveri e i producer, convinti dall’ideologia che essi stessi stavano illustrando, ridussero le variazioni alle traiettorie dei propri itinerari tanto che alla fine seguirono un unico percorso. La mappa era diventata senziente e aveva creato consenso unanime attorno a sé. Presto i due popoli si dimenticarono dei propri luoghi di provenienza e rimasero confinati in quella realtà immaginaria al confine tra utopia e distopia.