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Fuochi, artifici e altri esplosivi

È la solita vecchia storia che si ripete. Nel mondo al contrario la festa di un popolo è il lutto di un altro.
Mentre Maja e Dafne camminano tra le macerie lasciate dalla guerra, il rumore degli esplosivi echeggia in lontananza; si avverte, inoltre, un nauseabondo odore di plastica bruciata che si intensifica dopo ogni passo.

L’illusione

“L’è finita la guèra. L’è finita la guèra! Còrrete a festeggià. Stan giochèn coi fuochi d’artifizzio!”

Urla un fenicottero rosa dallo spiccato accento toscano. Il malmesso volatile ha una zampa spezzata e si sorregge grazie all’aiuto di un vecchio bastone.

“Che meraviglia!!!” Commentano all’unisono Maja e Dafne che per un istante tirano un 😮‍💨 di sollievo.

La realtà

Ma un fragoroso boato irrompe improvviso e, al contempo, un’anziana e distinta volpe piangendo grida:

“Non è vero. Stanno lanciando le 💣 💣 . Mirano agli ospedali. Oggi hanno ucciso l’unico cardiologo presente nella struttura. Si chiamava Marwan Al-Sultan. Senza di lui moriranno tantissime altre persone.
Mi chiedo qual è stata la sua colpa in questa storia?
Lui voleva solo far bene il suo lavoro.
Voleva salvare le persone.
Ed è morto proprio per questo: perché era un medico!”.

In salvo!

Maja e Dafne abbracciano la povera 🦊 , ma non c’è molto spazio per la commozione; insieme alla nuova amica si affrettano a cercare un riparo che trovano in una isolata grotta.

Intanto, fuori, le bombe e i 🎆 🎆 🎆 esplodono senza soluzione di continuità; il confine tra gioco e disperazione, tra festa e guerra, tra gioia e dolore è sempre più sfumato.
Maja trema terrorizzata mentre Dafne si sente disarmata. Entrambe sanno che devono fare qualcosa, ma per il momento non possono uscire dalla grotta che le sta proteggendo.

Le fotografie sono state scattate il 2 giugno a Sant’Erasmo durante la festa del Santo Patrono a Porto Ercole

Puoi approfondire la figura di Marwan Al-Sultan su Pressenza

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Disperse nella pineta della Duna Feniglia

Il caldo asfissiante suggerisce a Maja e Dafne di addentrarsi in una fitta pineta. Ma le due amiche finiscono per smarrirsi nella boscaglia, disorientate da un dedalo di tortuosi sentieri; dopo ore di cammino non sanno più come tornare indietro anche perché attorno a loro non c’è anima viva a cui chiedere aiuto.
Superano per inerzia l’ennesimo bivio e giungono in uno slargo dove la vegetazione è insolitamente più diradata. Là, un grido le scuote:

“Dovete sbrigarvi! Non c’è più tempo.”

Maja e Dafne volgono lo sguardo in direzione di quell’ammonimento e, tra l’oscurità, scorgono la Gorgone Medusa, imprigionata in una pietra, che continua a parlare:

“Il potere di Morana è cresciuto a dismisura e se non interverrete subito, ogni speranza di salvezza svanirà. Gli ultimi accadimenti si sono rivelati devastanti. Gli eserciti hanno sparato a persone in fila per un pezzo di pane, hanno bombardato la redazione di una televisione e hanno fatto esplodere un ospedale. Dopo questi crimini si è persa, ahimè, ogni parvenza di umanità.”

Una lacrima sgorga dall’occhio sinistro della Gorgone e scivola sulla roccia finché non cade a terra.

“E cosa possiamo fare?” risponde Maja che poi prosegue: “Sono anni che inseguiamo Morana in giro per gli universi, ma non siamo mai riuscite ad avvicinarla: siamo stanche, demoralizzate e ci sentiamo impotenti.

La Gorgone, dopo aver ascoltato la giovane pittrice, riprende il suo discorso:

“In realtà, proprio ora che tutto sembra perduto c’è una possibilità di salvezza. In questo momento Morana si sente invincibile e le sue nefandezze non hanno più filtri. Vi assicuro che sarà più facile per voi smascherarla.
Andate in mezzo alla gente e raccontate la verità.
Dite a chi spara che è vittima di un incantesimo; spiegategli che tornerà di nuovo a essere felice solo se rinuncerà alla violenza.

Dette queste parole Medusa rimane in silenzio. Maja e Dafne la ringraziano per i preziosi consigli e, con rinnovata fiducia, riprendono il viaggio. Giungono ai confini della laguna di Orbetello dove un airone cinerino indica loro la strada per uscire da quel labirinto fatto di pini e di arbusti.

Nonostante la devastazione che le circonda, Maja e Dafne non si arrendono e continuano la ricerca di Morana, ancora impunita.

Riusciranno a portare a termine la loro missione?

Approfondisci su wikipedia la figura di Medusa e la Riserva naturale della Duna Feniglia.

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Paesaggio orientale..

Grazie a un’inaspettata magia, il cui autore risulta ignoto ai narratori di questa storia, Maja e Dafne si salvano da una situazione disperata; davanti a loro compare uno di quei portali quadridimensionali che permettono di viaggiare nello spazio.

Le due ragazze, dopo aver tirato un sospiro di sollievo, lo attraversano e si ritrovano al sicuro sopra un grande ponte dal cui sfondo scorgono i 🏙 della città nuova.

Maja e Dafne si sono salvate per un pelo, sfuggendo al terribile bombardamento che poche ore prima le aveva sorprese nelle terre d’oriente. Altre persone, purtroppo, non hanno avuto la loro stessa fortuna.

Intanto, dalla radio di un’autovettura in sosta viene trasmesso un comunicato del canale intergalattico: le autorità imperiali hanno sferzato il chirurgico attacco contro le forze del male che con il loro atteggiamento insolente rappresentavano una tanto ipotetica quanto irreale minaccia. Il dipendente dell’emittente rassicura i suoi ascolatori: “Non ci sono vittime civili!” e continua: “È già pronto un generoso piano di ripartenza: sarà attuato non appena i diabolici nemici della pace firmeranno giusti ed equi accordi unilaterali nel rispetto delle regole dei nostri amati governanti”.

Da tempo Maja e Dafne hanno smesso di credere a quelle propagandistiche notizie. Sanno bene che cessare il fuoco è l’unica soluzione efficace per interrompere questi terribili massacri.

Ma l’ondata di violenza appare inarrestabile così come l’oscurità che dilaga in ogni dove. Nonostante ciò le due amiche credono ancora che sia possibile realizzare il loro sogno: sconfiggere Morana e riportare la pace tra i popoli; una pace che al momento sembra una irraggiungibile chimera.

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La protesta delle orate di Orbetello

La crisi non si risolveva; le guerre continuavano a imperversare nelle regioni. I poteri della perfida Morana sembravano espandersi sempre più: se da una parte un suo sortilegio istigava i governatori degli Stati a far degenerare la situazione globale, dall’altra il suo siero narcotizzante addormentava il resto dell’umanità. A essere immuni dalle sue nere magie erano i pesci e, in particolar modo, le orate che avevano deciso di organizzare una grande manifestazione per la pace. Con la loro protesta non violenta chiedevano il definitivo cessate il fuoco su una striscia di terra del pianeta dove le esplosioni non risparmiavano neanche i più piccoli tra i bambini.
Maja e Dafne non esitarono a schierarsi con le orate ed insieme marciarono e nuotarono per la laguna. Gli aironi cinerini, reporter locali, riferirono della presenza di circa 300 mila orate. La marcia indebolì le forze soprannaturali della terribile strega. Maja e Dafne insieme alle orate avevano vinto una piccola battaglia; ma sarebbero riuscite a riportare il mondo alla normalità?

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Referendum cittadinanza

Nel pianeta Mondo correva l’anno 1660, le guerre imperversavano e i governi degli universi promulgavano leggi sempre più repressive nei confronti di chi contestava il potere; in alcuni luoghi (fabbriche occupate, posti di detenzione dei migranti, etc.) le autorità punivano persino chi rimaneva immobile se quel gesto significava praticare disobbedienza passiva.
Maja e Dafne nel loro interminabile viaggio verso Morana si barcamenavano aiutando ora un pover uomo senza una casa, ora un’infelice donna caduta in disgrazia priva di cibo e di lavoro.
In quel marasma globale, mentre le istituzioni di ogni dove ergevano muri per difendere i propri confini, nella pacifica tribù di Possibile accadde un fatto davvero straordinario.
Situata al centro di una meravigliosa penisola ricca di preziose risorse naturali Possibile era per molti il luogo in cui ricominciare una nuova vita. Purtroppo, la legislazione locale imponeva insostenibili lungaggini burocratiche agli stranieri che avanzavano domanda per acquisirne la cittadinanza; così, diverse associazioni proposero un referendum volto ad abrogare la norma che al diritto di civiltà frapponeva pachidermiche tempistiche amministrative.
I capi storsero il naso di fronte a quell’iniziativa denigrandola a ogni occasione;
i soggetti più influenti sull’emozione pubblica all’inizio reagirono timidamente, ma una volta compreso il valore di quell’idea di civiltà la appoggiarono con forza e vigore.
Maja e Dafne non esitarono un secondo e sin dal principio aiutarono le associazioni; insieme raccolsero centinaia di migliaia di firme per provare a rendere reale la possibilità di cambiamento*. 

Il link del comitato per il referendum: referendumcittadinanza.it

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Il tempo nella casa della neve

Il sentiero era stato bloccato da un’improvvisa slavina. Maja e Dafne avevano smarrito l’orientamento e temevano che non sarebbero più riuscite a trovare la strada che le avrebbe portate da Morana.
E pensare che solo fino a qualche giorno prima la loro meta sembrava così vicina!
Invece, dopo la terribile bufera che aveva imperversato per gli universi, ogni punto di riferimento era stato spazzato via.

Dove erano finite? E quanto si erano allontanate da Morana?

Probabilmente nessuno avrebbe saputo dar loro una risposta, anche perché in giro non c’era più anima viva.
Molti si erano arruolati per fare la guerra, mentre altri si erano nascosti in inaccessibili rifugi da dove, premendo compulsivamente tasti di apparecchi digitali, inneggiavano alla ragion di stato, al valore e alla dignità.
Esisteva anche un ulteriore piccolo gruppo di persone che provava invano a fermare quell’orrore. Ma queste povere anime, accusate dai regimi di codardia e tradimento, erano state emarginate, umiliate e, in molti casi, uccise.

Oltre le montagne si udivano i rumori e si vedevano i fumi delle esplosioni termonucleari e, nonostante il pericolo apparisse ancora lontano, Maja e Dafne lo percepivano in modo distinto, anche perché già da diversi giorni il vento aveva fatto giungere alle loro orecchie strazianti grida di dolore dai luoghi colpiti dalle esplosioni.
Ma come era accaduto tutto questo?
La propaganda della nazione delle Terre Verdi raccontava che, senza un valido motivo, il suo territorio era stato invaso con bombe e carri armati, con droni e con soldati dal tracotante capo supremo del potente stato militare delle Terre Vastissime. E che, mentre i suoi razzi uccidevano malati e bambini, lui rimaneva sordo alle disperate richieste di cessate il fuoco. Per questo motivo, ossia per fermare violenza e follia, il presidente delle Terre Verdi aveva chiesto aiuto ai Paesi alleati che, dopo una prima esitazione, erano entrati in guerra.

Di contro, la propaganda dello stato delle Terre Vastissime accusava la nazione delle Terre Verdi di compiere continui atti di terrorismo e di collaborare segretamente con i paesi vicini con lo scopo di annientare il suo popolo. Il capo delle Terre Vastissime aveva provato più volte a chiedere al presidente delle Terre Verdi di rinunciare ad armarsi contro di lui, ma senza esito alcuno. E così, al fine di sedare ulteriore violenza, aveva iniziato quella che lui aveva definito come “un’operazione speciale di pace per il disarmo del Paese delle Terre Verdi” e aveva chiesto aiuto ai suoi alleati. Alleati che, dapprincipio, non vollero prendere parte alla missione, ma poi, per fermare violenza e follia, si schierarono e agirono.


In realtà, la guerra negli universi era conosciuta da tempo, molte altre battaglie si erano susseguite negli anni: tribù contro tribù; religioni contro religioni; esseri umani contro altri esseri umani. Dietro di loro sempre gli stessi signori del terrore, sempre consigliati dalla perfida Morana che, con successo, aveva continuato a lavorare al suo piano di morte e distruzione.
Le era bastato un banale sortilegio con il quale aveva infuso negli animi dei potenti un sentimento misto di paura e di ambizione.
Dopo aver lanciato quel maleficio non aveva fatto più nulla. Si era seduta su un  grosso sasso circolare in attesa di conoscere in che modo avrebbe reagito la specie umana.

Morana aveva fatto quella magia per gioco, per provocazione, per un’assurda sfida con se stessa; era consapevole quanto fosse improbabile il suo progetto criminale. Per rendere vano l’incantesimo non ci sarebbe stato neanche bisogno che l’umanità prendesse coscienza del fatto che che per sopravvivere avrebbe dovuto dividere in parti uguali fra tutti gli individui le ricchezze dei pianeti, preservando la vita e l’esistenza delle altre specie. Per la salvezza degli esseri umani sarebbe stato sufficiente molto meno: per esempio, seguire il proprio istinto di conservazione.

Ma fino a quel momento ciò non era accaduto e l’assurdo piano di Morana stava per giungere a compimento.

Maja e Dafne si ritrovarono nei pressi di una vecchia stazione abbandonata con le finestre murate e la porta chiusa.
Attorno a loro non c’era nient’altro.
Provarono ad entrare, ma non ci riuscirono: una specie di incantesimo sacro rendeva l’ingresso inaccessibile.
Fu in quel momento che Maja si ricordò del sacchetto che le avevano regalato Mona e Lona e delle parole che le avevano detto.

Quando ogni cosa perduta ti sembrerà,

la chiave del tempo e dello spazio una porta aprirà;

in quel moto immobile e in movimento

sarai nel giusto luogo e nel giusto momento,

lì a pensar fermarti potrai

e tutto riuscirai a cambiar se lo vorrai

Maja prese la sportina che aveva nella tasca destra; all’interno c’era una chiave di legno; la afferrò, la inserì nella serratura, la girò per due volte e la porta si aprì. L’incantesimo che proteggeva quel luogo era stato rimosso.
Ciò che videro dall’altra parte era incredibile: l’edificio era un varco verso un nuovo mondo!
Davanti a loro si distendeva uno sconfinato altopiano coperto di neve.
Attorno tutto era silenzio.
Non si udivano grida e non si vedevano più i funghi mortali delle esplosioni. Tra la coltre bianca affiorava un piccolo borgo in lontananza. Avanzarono di qualche passo per osservarlo meglio e videro ciò che pensavano fosse perduto per sempre: bambini che giocavano e uomini e donne felici che lavoravano. Ogni cosa era in armonia.
Sedotte da quel confortevole luogo si avvicinarono di più, ma poi, scosse da un brivido, si voltarono indietro e si accorsero che il portale si stava smaterializzando. 
Fu allora che compresero che se si fossero allontanate di più non sarebbero riuscite a tornare indietro.
Dovevano prendere subito una decisione.
Il mondo che si erano lasciate alle spalle era sul punto di esplodere; nulla sarebbe rimasto, ma a loro era stata offerta un’opportunità: una nuova dimensione in cui ricominciare da capo.
Ma a quale prezzo?
Restare significava rinunciare per sempre alla loro ricerca. 
Significava ammettere che nessuna delle loro avventure aveva avuto senso.
E come avrebbero potuto vivere felici, sapendo che dall’altra parte Morana aveva vinto?
Così, nonostante i loro cuori fossero stati già scaldati dal tepore di quel possibile futuro di pace, le due amiche non ebbero alcuna esitazione. Come tante volte avevano fatto nella loro storia, si presero per mano e, dopo aver posato un ultimo malinconico sguardo su quel piccolo borgo, non si voltarono più, chiusero gli occhi e, senza rallentare, corsero verso il portale finché non lo ebbero oltrepassato.
Appena furono dall’altra parte riaprendo gli occhi  videro un razzo dirigersi verso di loro; fecero appena in tempo a spostarsi.
L’esplosione fu devastante.
Maja e Dafne, seppur ammaccate, si salvarono; per la vecchia stazione, invece, non ci fu niente da fare. Il missile la distrusse e con essa il passaggio verso un mondo di pace e di armonia in cui Morana non sarebbe mai potuta entrare.

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Il giardino incantato di Ninfa

Sulla valle su cui si affaccia l’antica Norba esiste un luogo magico che si risveglia ogni primavera. Maja e Dafne vi giungono dopo aver rinunciato a seguire le istruzioni di AI, uno strano organismo elettronico dotato di capacità cerebrale.

Per portarle da Morana AI le avrebbe fatte passare per una stretta stradina sterrata completamente minata in cui la speranza di sopravvivenza per chi la attraversa è limitata. Per fortuna, le due amiche, spaventate dalla asperità del sentiero, rinunciano alla guida della disumana intelligenza, si perdono e si ritrovano alle porte del magico monumento naturale. Varcano l’ingresso e nel parco si imbattono subito in simpatici e giocosi troll.

“Benvenute deliziose creature nel nostro fatato universo; qui coltiviamo i fiori più rari esistenti nei mondi. Ninfa è uno spazio sicuro da ogni violenza e delirio; qui regnano la pace e l’armonia e se vi vorrete fermare sono certo che recupererete un po’ di quelle energie che la violenza del mondo di fuori vi ha sottratto”.

Maja e Dafne non si fanno ripetere due volte il provvidenziale invito, si lasciano alle spalle ogni fatica e si prendono la loro meritata pausa tra le meraviglie floreali di Ninfa.

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Ghirlanda e i racconti del saggio grillo – Il passato

“Mia cara Maja” dice Cirillo volgendo lo sguardo prima alla fanciulla e poi all’orizzonte.

“Giungerà un momento in cui saprai che il tempo è passato” prosegue l’insetto ortottero.

Maja, fino a quell’istante catturata dalla naturalezza con cui una formica stava trasportando una briciola tre volte più grande e pesante di lei, si gira verso il grillo e sorridendo gli risponde: “Anche se sono molto giovane, sono già stata coinvolta in mille e più avventure e ho ben chiaro il concetto di tempo, di ciò che è stato, di ciò che è e di ciò che sarà.” 

 “Certo, mia piccola avventuriera, so bene in quali e quante imprese ti sei dovuta cimentare, ma io mi riferisco a un altro aspetto del tempo, definitivo e senza appello”.

Maja, turbata da quelle parole, interroga Cirillo con fare discente: “E quale sarebbe questo aspetto a me oscuro?”

“Arriverà un giorno, dolce eroina, in cui i tuoi sensi si indeboliranno e sentirai un peso nel percepire il mondo. Vorrai ancora dipingere tele, disegnare mappe e scoprire universi, ma la tua vista, il tuo udito e il tuo olfatto ti renderanno quello che prima ti appariva semplice, complesso se non impossibile”. Le risponde Cirillo con tono pacato.

 “Immagino che non sarà facile affrontare tutto questo?” Domanda, con un tremito di ansia, Maja.

“No, affatto. E sarà allora che capirai che il tempo è passato.” Replica il grillo in modo solenne.

“Soffrirò?” Lo incalza Maja.

“Dipende da quello che ti aspetti. Giunta a quel punto non potrai più trasformarti, ma potrai continuare a essere; e credo che… se ciò che sarai si avvicinerà all’idea di ciò che saresti voluta diventare, allora, forse, il tuo dolore sarà meno insopportabile.”

Cirillo non aggiunge più altro. Saluta la sua giovane discepola e salta verso nord in direzione di una alta rosa color sabbia.

Rimasta sola Maja cerca di ritrovare con lo sguardo la formica che poco prima stava osservando, ma a terra non c’è più traccia di lei.

Foto di Enrique da Pixabay

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Ghirlanda e i racconti del saggio grillo – L’infanzia

Giorno dopo giorno il legame tra Ghirlanda, Mona e Lona si rinforza di più. Ma le due lucciole non sono le sole destinatarie dell’affetto della bambina.
Un anziano grillo ottuagenario, loro vicino di casa, grazie ai suoi imprevedibili racconti cantati è riuscito a conquistare l’interesse di Ghirlanda.
La piccolina, al risveglio dal riposino pomeridiano, non si dimentica mai di andare a far visita a Cirillo, questo il nome dell’insetto ortottero, per ascoltare le mille e più avventure di cui egli è stato volontario protagonista.
“Cosa ho imparato dalla vita?” si domanda il grillo rispondendosi ogni volta allo stesso modo: “Bisogna sempre tenere a mente il terzo principio della dinamica di Isacco Newton allorquando si fa, ovvero non si fa qualcosa!” A questa premessa segue sempre un racconto in cui una sua minima distrazione ha determinato conseguenze smisurate, il più delle volte conclusesi in colossali catastrofi. Già nella prima infanzia, nel tentativo di arrampicarsi su di uno stelo d’avena, distratto da una coccinella in volo acrobatico, cadde ferendosi una zampetta.

Ogni storia, infine, si conclude sempre con la solita raccomandazione: “Mia cara Ghirlanda, qualsiasi progetto tu abbia in mente di realizzare, pensa ad ogni possibile insidia che potrebbe allontanarti dal tuo obiettivo e fai in modo di prevenirla”.

Ghirlanda, affascinata dalla saggezza di Cirillo, non trascura mai di ringraziarlo con la rassicurazione di far tesoro dei suoi smeraldi di buon senso.

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Charles Dickens – Oliver Twist – Capitolo XLV

Senza un momento di considerazione, senza rivolgere la testa a dritta od a sinistra, o alzare gli occhi al cielo od abbassargli a terra, ma guardandosi innanzi con orrida risolutezza, coi denti sì stretti che pareva le mandibole volessero rompere la pelle, l’assassino se ne andò sempre di fretta, senza mormorare un accento, né rilassare un muscolo sinché non giunse a casa. Aprì dolcemente la porta, ascese le scale, entrò nella sua stanza, la chiuse a doppio, e messavi di traverso una grossa tavola, alzò le cortine del letto. La ragazza vi stava sopra vestita. Egli l’aveva destata, perciò alzossi in fretta e con l’occhio tuttavia sonnacchioso. «Alzati, — disse colui. «Siete voi, Guglielmo! — rispose la ragazza con espressione di piacere pel di lui ritorno. «Sì. Alzati». Ardeva una candela, ma il manigoldo la tolse dal candelliere, e la gettò subito fuori della gelosia. Vedendo la debole luce del dì che incominciava, la ragazza corse per aprire la cortina. 471 «Lasciala stare, — disse il Sikes mettendole una mano innanzi. — Vi è lume abbastanza per ciò che debbo fare». L’assassino guardolla per pochi secondi con dilatate sopracciglia e tardo respiro, indi prendendola alla testa ed alla gola, la trascinò nel mezzo della stanza, e guardando ancora verso la porta, pose l’altra mano sulla di lei bocca. «Guglielmo, Guglielmo, — disse la ragazza con voce soffocata, e lottando con tutta la forza di un terrore mortale, — io… io non voglio gridare… no… ascoltatemi… parlatemi… ditemi che cosa ho fatto. «Tu lo sai, infame! — rispose l’assassino appena respirando. — Fosti spiata in questa notte; ogni parola che dicesti fu udita. «Dunque risparmiatemi la vita, per amore del cielo, come io risparmiai la vostra, — aggiunse la ragazza avviticchiandosegli. — Guglielmo, mio caro Guglielmo, tu non avrai cuore d’uccidermi. Oh pensa a quello che ho fatto in questa istessa notte per te. Avrai tempo da riflettere e preservarti da tale delitto; non voglio lasciarti, non puoi rispingermi. Guglielmo, Guglielmo, per amore di Dio, medita prima di spargere il mio sangue. Ti sono stata fedele, per la colpevole anima mia, ti sono stata fedele».
Colui faceva a tutta forza per iscioglierle le braccia, ma erangli strette intorno, e benchè risoluto a straziarle, pure nol poteva. «Guglielmo, — gridò la ragazza cercando di poggiare la testa sul di lui petto, — quel signore e quella ottima giovinetta in questa notte mi parlarono di una casa in qualche straniera contrada ove potrei terminare i miei giorni in solitudine e pace. Lascia che gli rivegga, ed a ginocchio gli preghi di avere la istessa pietà per te, ed abbandoniamo entrambi questo luogo spaventevole, e lungi conduciamo vita migliore, e dimentichiamo la passata con impetrarne perdono dal cielo, né riveggiamo più alcuno dei nostri. Il pentimento non è mai troppo tardo. Così essi mi dissero — ed ora anche il sento — ma avremo… poco, poco tempo!» L’assassino si sciolse un braccio, ed abbrancò una pistola. La certezza di un’immediata prigionia se avesse sparato gli venne subito nel pensiero, anche nel bollore dell’ira, e ne pestò la impugnatura con quanta forza potette raccogliere due volte su quel viso che quasi toccava il suo. Essa barcollò e cadde, semi-cieca pel sangue che pioveva dirotto da una larga ferita della fronte, — pure ergendosi a gran fatica in sulle ginocchia, trasse dal seno un fazzoletto, — quello di Rosa Maylie, — ed alzandolo con le mani giunte quanto più poteva verso il cielo, mormorò, secondo le infievolite forze gliel permettevano, una estrema preghiera al suo Creatore. Era una figura di spettro. L’omicida barcollando se ne andò verso il muro, e, chiudendosi con una mano gli occhi, presa una grossa mazza, la percosse, ed essa perdette la voce ed il respiro per sempre.

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