
C’è stato un tempo lontano in cui le lucciole Mona e Lona frequentavano le spiagge. Un tempo antico di pace e serenità. In quel periodo i bambini non venivano ancora arrestati agli aeroporti e nell’universo nessun dissidente politico veniva torturato. Una delle spiagge che Lona e Mona amavano di più era quella di Puolo, un porticciolo di pescatori a metà strada tra Sorrento e Massa Lubrense. Da lì si potevano ammirare tramonti suggestivi, impreziositi dalle silhouette di Ischia, di Procida e del Vesuvio. D’estate, durante il giorno, i bambini giocavano a palla, a pallone, a paletta; facevano la bancarella e i tuffi al mare. Trascorrevano tra la sabbia e gli scogli intere giornate e quando si faceva sera tornavano, privi di malinconia, nella dimora di villeggiatura. Per loro il futuro sarebbe stato un altro giorno di divertimento e svago. Non avevano contezza dell’effimero.
In quelle sere spensierate Mona e Lona, prima di rincasare, si attardavano nella pineta a guardare l’orizzonte al crepuscolo. Entrambe piangevano. Entrambe erano felici.










