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Parco Naturale Punta Aderci

Il territorio del Vasto, negli Abruzzi, custodisce gelosamente una splendida riserva incontaminata.

E, insieme alla riserva, costudisce anche una storia. Una storia di cui noi siamo venuti a conoscenza grazie al racconto che la lucertola Rertola fece a Maja, allorquando si incontrarono nella rigogliosa costa dei Trabocchi.
Il racconto iniziava così: c’era una volta una bambina di nome Maja (Sì, la protagonista di quella storia si chiamava proprio come la protagonista delle nostre infinite storie). Questa bambina era figlia di un pescatore. La sua casa era un modesto trabucco, ma lei non avrebbe mai lasciato quella palafitta di legno neanche per la più lussuosa tra tutte le dimore. Ogni giorno, al risveglio, Maja veniva salutata dal rumore del vento e del mare e il suo volto si illuminava alla vista dei colori del cielo, dell’acqua e dei fiori.
Il trabucco in cui viveva, infatti, si trovava nel punto più incontaminato e suggestivo dell’intera costa del Vasto, ossia di fronte al promontorio di Punta Aderci. Una porzione di terra, che vista dalle stelle, appariva come uno smeraldo incastonato tra la tela azzurra del mar Adriatico e quella dorata dei campi di grano.
I genitori di Maja erano due pescatori, ed anche i genitori dei suoi genitori lo erano stati a loro volta, inutile aggiungere che ovviamente pescatori erano stati pure i genitori dei genitori dei genitori della piccola abruzzese. Insomma, andando indietro nell’albero genealogico ogni antenato di Maja, persino colui che aveva vissuto prima della notte dei tempi, era stato un pescatore. Non era pertanto immaginabile che qualcuno potesse un giorno interrompere questa tradizione. Ma (come spesso avviene) quello che sembrava inimmaginabile, finì con l’accadere davvero. E fu così che Maja, figlia unica e ultima erede della cultura della sua famiglia, trascorrendo il suo tempo più in mare che in terra fosse diventata la più cara amica dei pesci del circondario. Voleva bene a tutti in modo indiscriminato. Alle occhiate, sul cui sguardo sprofondava ogni volta che si intratteneva a fare conversazione, alle acciughe che prendevano sempre in giro i poveri saragi per la loro linea non proprio asciutta, agli scorfani che la facevano sempre tanto ridere, e ai delfini con cui inventava spesso dei giochi nuovi e avvincenti.

Quando perciò suo padre annunciò con orgoglio a tutti i compaesani che lei avrebbe dovuto portare avanti la prestigiosa tradizione della pesca dal trabucco, la sua reazione fu inevitabile: svenne.
Non ne voleva proprio sapere di continuare quello che riteneva essere un assurdo e anacronistico mestiere e, per questo motivo, si mise a discutere con il suo babbo per giorni e giorni. Ma, nonostante l’impegno profuso e la convincente dialettica, il confronto fra i due fu sterile e non portò ad alcun risultato. Il papà rimase della sua posizione e Maja, ovviamente, non cambiò la sua.
A far da spettatori a questa disputa furono sia gli umani che i pesci. I primi giudicavano inaccettabile il comportamento della ragazza e imprecavano a voce alta, ogniqualvolta la vedevano, “O tempora, o mores!”.
I secondi, invece, riponevano grandi speranze nella giovane umana tanto che l’avevano assurta a proprio capo rivoluzionario. Per loro era ciò che Sophie Scholl aveva rappresentato per gli antirazzisti tedeschi. La idealizzarono così tanto che un gruppo di orate, sue seguaci, iniziò persino a farsi chiamare con il nome de’ “Le orate della Rosa Bianca“.
Nessuno sembrava in grado di risolvere la tenzone e la situazione era sempre sul punto di precipitare. Per gli umani era una questione di onore, di tradizione e di cultura! Mica si poteva cedere così facilmente! Ma, per fortuna, a levar le castagne dal fuoco ci pensò quel simpaticone del signor Fratino, un uccellino tipico della costa che, vedendo la disputa in stato di stallo, prese l’iniziativa. Volò vicino all’orecchio dell’anziano babbo di Maja e gli disse: “Gentil signorchenoncambiamaiopinione, lo sa che i miei genitori fino a poco tempo fa mangiavano esclusivamente insetti. E lo sa che da quando ho iniziato a nutrirmi di bacche e di radici, hanno cambiato anche loro alimentazione!  
Orsù dunque, signordallesolidecertezze cambiar sempre si può! Vedrà che trasformando questo trabucco in un rustico ristorante dove gli spaghetti di alghe e il riso condito con ruchetta e mirto saranno i piatti tipici, la faccenda si farà redditizia e interessante.

Il papà di Maja fiutando il grosso affare si lasciò convincere facilmente; smise di pescare; aprì al pubblico il suo locale e, da quel momento in poi, per generazioni e generazioni, la sua famiglia non la smise più di offrire ristoro ai visitatori di una delle più belle riserve naturali che Maja, la nostra Maja, avesse mai visto.

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