Posted in: I luoghi visitati da Maja, Lazio, Roma, Testaccio

Il Campo Boario

Campo Boario

Maja, dopo aver superato l’aspro e fiabesco ostacolo del Monte dei Cocci, continua il suo viaggio nelle terre fantastiche di Testaccio. Pochi metri e davanti a lei si erge un lunghissimo muro marrone nel mezzo del quale spicca, senza imbarazzo, una piccola e graziosa porta blu.
Maja la varca e si ritrova all’interno di un edificio oscuro, vuoto e apparentemente deserto. Ha paura, vorrebbe andarsene il prima possibile.
Fa per tornare indietro quando, d’improvviso, le appare il fantasma di una donna. Maja ha un sussulto, ma lo spirito, mostrandole subito le sue buone intenzioni, la tranquillizza.
Si presenta e le chiede di ascoltarla perché vorrebbe raccontarle la storia di quel luogo. E Maja, rassicurata, si siede sul pavimento, le fa un grosso sorriso e la invita a iniziare:

“Cara Maja sei all’interno della Casa della Pace. Questo, come tanti altri posti degli universi, era, in un tempo non troppo lontano, uno spazio abbandonato e alla deriva. Io e altre persone soffrivamo nel vederlo andare in macerie e decidemmo così di ristrutturarlo fondandovi un circolo di arte, danza e cultura.
Qui abbiamo trascorso anni felici.
Per noi l’aver trasformato questo spazio ha significato tantissimo. Era come se avessimo cambiato la società.
Purtroppo, però, un giorno bigio, diafano e triste vennero 4 gendarmi con i pennacchi e con le armi, ci fecero uscire e misero i sigilli al locale. L’avviso di sgombero che ci mostrarono era chiaro:

“La Casa della Pace deve essere chiusa! Disturba la quiete delle vicine discoteche!!”

Provammo a resistere, ma non ci fu nulla da fare. Chiusero i lucchetti e, fieri ed impettiti, se ne andarono. Lasciandoci soli e impotenti.
Ma tu puoi aiutarci, Maja. Sei la nostra ultima speranza. Sei un simbolo per gli universi. 
Cosa devi fare? 
Entra nel campo Boario e cerca Alice. Lei te lo dirà”.

Finita di pronunciare la à il fantasma, com’è d’altronde abitudine della quasi totalità dei fantasmi, senza preavviso svanisce di colpo.
Lasciando sola Maja con la sua responsabilità. E Maja, la nostra eroina, non ha scelta. Deve assumersela questa responsabilità. Deve provare a fare qualcosa.
Si muove a tentoni nell’oscurità, passa per un pertugio piccolo piccolo, scende da una scala di una roulotte e giunge in uno spazio aperto e pieno di luce. Lì, incontra l’uomo fatto di tappi di bottiglia che, strizzandole l’occhio sinistro, la saluta e le dice:

“Cara principessa Maja è un onore averti qua. Siamo al Campo Boario. Così chiamato perché un tempo fu mercato di buoi. Luogo di sofferenza, accanto ad un luogo di morte, il mattatoio, il grande edificio che tu vedi alla mia destra. Per fortuna tutto questo è accaduto in un’era lontana e quelli che una volta erano luoghi di tortura oggi sono musei. Ma c’è ancora tanta strada da fare. I dittatori e i malfattori sono sempre pronti a cancellare quanto di buono è stato fatto.
Qui alla mia sinistra, per esempio, ci sono i profughi Curdi. Nel loro Paese c’è una guerra terribile dove violenza, soprusi e umiliazioni non si contano più. Nonostante l’assurdità di quanto accade, sono in pochi quelli che fanno qualcosa per far tacere bombe, mine e altri esplosivi, mentre sono in molti quelli che si preoccupano affinché gli ordigni non smettano di provocare orrori.
Io sono comunque ottimista! Sarà, forse, perché sono fatto di plastica. Ma sono certo che ci sarà un giorno in cui noi festeggeremo con i Curdi la pace. E chissà che quel giorno non sia poi così lontano.
Comunque, so che tu sei in cerca di Alice per altre ragioni. Ordunque, fai cinque passi a destra e a manca e la troverai”. E, finite di pronunciare queste parole, strizza l’occhio destro e si addormenta.
Maja, seguendo le indicazioni del simpatico e saggio signor bottiglia, fa 5 passi così come le è stato indicato. Alza lo sguardo e… vede di fronte a lei un grande cubo al cui interno è imprigionata Alice (proprio quella del Paese delle Meraviglie).
Maja la saluta e le chiede: “Buongiorno signorina Alice posso fare qualcosa per farla uscire di là?”. E Alice le risponde: “Buongiorno a te Maja. Sarò libera quando la Casa della Pace riaprirà. Cerca l’avvocata dei Diritti delle Associazioni, dei poveri, dei diseredati, dei piccoli e dei buoni.
La troverai quando, guardando oltre l’infinito, scorgerai il luogo bello. Di più non posso dirti. Adesso vai e non ti fermare. E’ già trascorso troppo tempo e presto non mi potrò più liberare”.
Maja viene colta dall’ansia. Pensa: “Quale significato avranno mai quelle strane parole di Alice?”
Si dimentica persino di salutare la sua “collega” delle fiabe e, senza sapere dove andare, si incammina alla ricerca del fantomatico luogo bello.

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