I protagonisti delle storie di Maja e Dafne ritornano spesso e spesso si ritrovano ad affrontare situazioni simili tra loro; situazioni in cui a cambiare sono solo piccole sfumature.
In questa passeggiata lungo un breve tratto romano del fiume Tevere Maja e Dafne incontrano ancora una volta gli amici di sempre: gabbiani, gazze, germani reali, aironi cinerini, nutrie, topolini. E le loro storie sono ancora una volta racconti di quotidiana lotta per la sopravvivenza contro l’inquinamento, contro il potere, contro gli autoritarismi.
In questa favola il loro nemico sono i rifiuti, la “monnezza”, come la chiamano in dialetto locale.
Uccelli, pesci, mammiferi stanno morendo a causa di resti di carta, pezzetti di gomma e residui di plastica.
Il loro sogno è dunque quello di vivere in un mondo pulito.
Vorrebbero galleggiare su acque cristalline per poi dedicarsi all’ozio su una banchina priva di pattume e di scorie.
Vorrebbero un habitat diverso. Vorrebbero abitare una casa incontaminata in cui stare al sicuro, in cui non correre il rischio di ammalarsi.
Ma tra i sogni e la realtà c’è spesso un divario incolmabile. Una spaccatura di cui non si comprendono le cause.
E, in effetti, la fauna locale non sa darsi una spiegazione sul perché l’essere umano abbia trasformato il proprio paradiso in una discarica.
Un giovane gabbiano interroga le due giovani fanciulle, nella loro qualità di rappresentanti della specie umana, sul perché i loro simili non sentano il bisogno di prendersi cura dell’ambiente, un bene tanto prezioso per la città.
Maja e Dafne, che ne hanno viste tante e tante ne vedranno nel loro girovagare per gli universi, non sanno dare una risposta precisa ai loro sventurati amici.
Ma si impegnano a farsi portavoce di quel disagio.
Promettono che parleranno a chiunque incontreranno per la via e racconteranno a tutti quanto sia dannoso uno stile di vita legato al consumo sfrenato e alla mancanza di riuso.