
Mastro Tonio, le giovani contadinelle Rossa e Rossina e tutti i coltivatori diretti del mercato Circomax si siedono in cerchio attorno a Giufà.
Il poeta ubriaco sta per raccontare una nuova storia. Anche gatte e topi smettono di rincorrersi e si aggomitolano le une accanto agli altri per ascoltarlo.
Una bel sorso di vino dalla damigiana e Giufà incomincia con il più classico degli incipit:
“C’era una volta una casa dorata dentro una grotta, dentro 4 colline, dentro una città, dentro un Paese il cui Primo Ministro, dopo molte pressioni assicurava ai suoi cittadini che non avrebbero fatto la guerra. Premessa importante perché tutt’intorno a quel Paese c’erano conflitti in ogni dove. La nazione con le stelle era alleata con quella con la luna a forma di falce, ma era anche alleata con quella del sole ardente che però era in guerra con quella con la luna a forma di falce. C’erano poi le nazioni dai tre colori (bianco, blu e rosso e verde bianco e rosso) alleate con la nazione con le stelle, ma in guerra con i suoi alleati. Poi c’era la terribile nazione nera che voleva distruggere tutto. Ognuno diceva di combatterla, ma poi chi in un modo, chi in un altro, la sostenevano utilizzandola per eliminare altri nemici. Insomma era una gran confusione, un guazzabuglio. Sarebbe quasi da riderci sopra se quell’intrico non avesse provocato la morte e la sofferenza di milioni di esseri viventi.
Dunque, l’unica cosa chiara in quel pasticcio di alleanze, di doppiogiochisti e di bombe era che i cittadini, i quali tutto volevano fuorché la guerra, venivano uccisi, torturati, scacciati e costretti a fuggire con mezzi di fortuna per mari in burrasca e interminabili deserti. E, proprio mentre tutto ciò accadeva, un gruppo di minion, organismi unicellulari forse evoluti, insieme ad alcuni artisti tra cui il Pinturicchio, il Ghirlandaio, Raffaello, Giovanni da Udine e Giulio Romano, scoprivano durante una missione speleologica quella immensa casa dorata che vi ho introdotto all’inizio della storia.
Affreschi mirabili e stanze maestose si distendevano all’infinito in un antro grande quanto la città che vi era costruita sopra. Nel girovagare per quelle stanze i minion e gli artisti scoprirono che quella dimora era un antichissimo spazio museo, fruibile da tutto il popolo della terra. Era stato edificato per celebrare la pace e l’arte e doveva essere il simbolo di una civiltà che aveva smesso di impugnare le armi. Purtroppo tutto questo accadeva in un’era remota. Il tempo aveva sotterrato quel luogo sotto cumuli di macerie e anche la sua ri-scoperta da parte dei minion e dei vari Ghirlandaio e Raffaello sarebbe stata effimera.
La cavità attraverso cui si erano introdotti si chiuse più di mille anni or sono e da allora nessuno è mai stato più capace di ritrovarla. Intanto attorno a quel Paese le altre Nazioni continuano a farsi la guerra, gli esseri viventi continuano a morire e a soffrire e il Primo Ministro chiederà al suo Parlamento se è giunto il momento di contribuire alla guerra, perché, dice lui, forse non ha più senso andare in direzione contraria rispetto a quella in cui va il resto del mondo.



