“Mia cara Maja” dice Cirillo volgendo lo sguardo prima alla fanciulla e poi all’orizzonte.
“Giungerà un momento in cui saprai che il tempo è passato” prosegue l’insetto ortottero.
Maja, fino a quell’istante catturata dalla naturalezza con cui una formica stava trasportando una briciola tre volte più grande e pesante di lei, si gira verso il grillo e sorridendo gli risponde: “Anche se sono molto giovane, sono già stata coinvolta in mille e più avventure e ho ben chiaro il concetto di tempo, di ciò che è stato, di ciò che è e di ciò che sarà.”
“Certo, mia piccola avventuriera, so bene in quali e quante imprese ti sei dovuta cimentare, ma io mi riferisco a un altro aspetto del tempo, definitivo e senza appello”.
Maja, turbata da quelle parole, interroga Cirillo con fare discente: “E quale sarebbe questo aspetto a me oscuro?”
“Arriverà un giorno, dolce eroina, in cui i tuoi sensi si indeboliranno e sentirai un peso nel percepire il mondo. Vorrai ancora dipingere tele, disegnare mappe e scoprire universi, ma la tua vista, il tuo udito e il tuo olfatto ti renderanno quello che prima ti appariva semplice, complesso se non impossibile”. Le risponde Cirillo con tono pacato.
“Immagino che non sarà facile affrontare tutto questo?” Domanda, con un tremito di ansia, Maja.
“No, affatto. E sarà allora che capirai che il tempo è passato.” Replica il grillo in modo solenne.
“Soffrirò?” Lo incalza Maja.
“Dipende da quello che ti aspetti. Giunta a quel punto non potrai più trasformarti, ma potrai continuare a essere; e credo che… se ciò che sarai si avvicinerà all’idea di ciò che saresti voluta diventare, allora, forse, il tuo dolore sarà meno insopportabile.”
Cirillo non aggiunge più altro. Saluta la sua giovane discepola e salta verso nord in direzione di una alta rosa color sabbia.
Rimasta sola Maja cerca di ritrovare con lo sguardo la formica che poco prima stava osservando, ma a terra non c’è più traccia di lei.