Maja, addentratasi nella Riserva naturale di Canale di Monterano, affronta, accompagnata dal picchiettio di un torcicollo al lavoro, una ripida salita sul percorso rosso. Arrivata in cima vede, sulla destra, una grande roccia tufacea; la oltrepassa e, davanti a lei, appare il borgo antico di Monterano.
Per primo l’acquedotto del ‘500 che portava l’acqua da Oriolo, poi il Castello con la copia della fontana del leone del Bernini (progetto talmente perfetto da risolvere anche problemi che non furono sciolti per la realizzazione della Fontana di Trevi), quindi la Chiesa di San Bonaventura e l’altra fontana del Bernini, il Campanile della Cattedrale di Santa Maria Assunta e la Chiesa di San Rocco. Le rovine di questi antichi monumenti le si presentano gloriose e imponenti.
D’improvviso Maja è catapultata nel 1799 e si imbatte in cavalieri che corrono disperati, trascinandosi dietro feriti e moribondi. E’ l’anno della fuga dalla città. L’anno del saccheggio dei soldati francesi.
In seguito a quella tragica vicenda Monterano fu per sempre abbandonata e restituita alla natura.
Maja versa una lacrima rivivendo questa storia. Ma non si può fermare e prosegue il suo viaggio e, mentre si allontana, le affiorano le immagini di Galeria Antica e di Craco, altre città fantasma di un’epoca che fu.










