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Celleno, il papero Ascanio e la pecorella Gisella.

Corre l’8 di gennaio dell’anno 2022; Maja, dopo la sosta a Vitorchiano, si avvia a nord in direzione delle mistiche terre umbre, lungo le verdi valli viterbesi, note ai più per la loro rara ricchezza idrografica.
A pochi passi dal fosso Calenne la nostra eroina scorge uno strano papero, buffo nei movimenti ed eccentrico nel vestiario; anche il pennuto si accorge di Maja e, starnazzando con ossessione, tenta di richiamare la sua attenzione.
“Signorina Maja, signorina Maja, mi permetta di presentarmi. Sono il papero Ascanio, antico erede della dinastia degli Ascani. Non so se lei sa… Ma, poco più avanti, a circa 900 metri da qua, esiste un borgo fantasma chiamato Celleno, con una particolarità unica negli universi; appare soltanto nei minuti pari delle ore dispari dei giorni pari dei mesi dispari degli anni pari.
E si dà il caso che a breve ci troveremo proprio in quella congiuntura temporale e, vista la straordinaria opportunità, qualora a lei fosse venuta la curiosità di visitarlo, sarei onorato di scortarla”.
“Nobile Ascanio” gli risponde Maja “La ringrazio per la sua offerta ma, come è noto anche a Lei, a causa della maledizione di Morana, oggi non è semplice entrare nei luoghi e non vorrei che scoprendo chi sono, ossia un’estranea priva dei documenti di questa regione, non mi lasciassero entrare”.
Ma Ascanio la rassicura: “Di questo, mia dolce Maja, non ti devi preoccupare; nel borgo di Celleno questo problema non c’è; si lasciano entrare tutti sia i sani che i malati, sia i credenti che i riluttanti.
“E non è pericoloso?” chiede con timidezza la fanciulla.
“No, non lo è” controbatte con decisione Ascanio “A Celleno gli effetti della stregoneria vengono annullati; per esempio, chi entra nel paese già contagiato, nel varcar la soglia, viene mondato.
E ti dirò di più, lì potrai carpire nuovi segreti su come neutralizzare l’incantesimo della perfida strega anche nel resto degli universi”.
“Beh, se le cose stanno in questo modo” replica Maja con rinnovato entusiasmo “Non vedo perché non dovrei accettare la tua interessante offerta. Per me possiamo anche andarci subito!”
Detto, fatto e, trovata l’intesa, l’improvvisata coppia si mette subito in marcia;
Ascanio si muove quasi twerkando mentre Maja cammina con passo deciso e regolare.
I due giungono alla volta di Celleno alle 10 e 59 ma, nonostante si trovino a pochi mignoli dalla porta principale del paese, davanti ai loro occhi appare soltanto un verde pascolo collinare.
“Siamo arrivati!” Esclama trionfante Ascanio come se, anziché qualche centinaio di metri, avesse percorso migliaia di chilometri.
“Ma io non vedo niente” gli risponde Maja non nascondendo la sua delusione.
“Per forza” riprende il papero “lo spazio è giusto, ma il tempo è ancora sbagliato; per fortuna, si tratta di una situazione provvisoria e tra pochissimo non solo il luogo, ma anche il momento sarà perfetto”.
E, in effetti, malgrado l’incredulità di Maja, non appena la locale meridiana indica le 11 e 00, appare come per incanto, materializzandosi di fronte alle luccicanti iridi de due visitatori, l’antica Celleno in tutta la sua rusticità.
A mostrarsi non sono solo le case, ma la vita: le persone che affollano il borgo, gli animali che scorrazzano per le vie, i rumorosi banchi di mercato, gli stravaganti mezzi di trasporto e oggetti di ogni forma e dimensione.
All’ingresso del paese, una freccia indica: “Casa della pecorella Gisella e di sua sorella”.
Ascanio fa cenno a Maja che quello è il posto in cui devono andare e, dopo un immediato segno d’intesa della ragazza, i due si dirigono, addentrandosi nell’abitato, nella direzione del segnale. 
Lungo la via si imbattono in Ornello, un locale asinello assai curioso, che, dopo essersi fatto riccamente i fatti suoi e aver preteso di conoscere vita, morte e miracoli di Maja e di Ascanio, consiglia loro la via più agevole e veloce per raggiungere Gisella e la sorella.
Il pennuto e la ragazza lo ringraziano per l’informazione e per sdebitarsi del gradito suggerimento raccolgono, prendendolo da un vicino capannone, un po’ di fieno per lui.
Quindi, riprendono il cammino che si rivela più corto del previsto; percorsi pochi metri, difatti, arrivano a destinazione dove ad attenderli c’è un enorme portone arancione con dei tanto pesanti quanto intarsiati pitocchi. Sul portone è affissa la scritta: “Se entrar vorrai, al contempo quattro volte i batocchi batter dovrai”.
Appresa quell’istruzione, Maja e Ascanio si coordinano, armeggiano i battenti e, con ritmo e precisione, al primo tentativo riescono ad avviare il macchinoso ingranaggio di apertura dell’imponente portone.
Appena si crea lo spazio sufficiente per passare i due amici, senza aspettare, varcan la soglia; nel farlo, alzano il capo e il loro sguardo si imbatte in uno sfarzoso cortile in cui, come tasselli di un mosaico, si alternano bacche, piante e germogli.
Al centro della bucolica scena bruca Gisella; poco distante sua sorella.”Beeeee, non aver paura principessa Maja, ti stavamo aspettando. Beee, per favore, vieni qua e siediti vicino a noi; abbiamo alcune cose importanti da dirti; Beee, nel frattempo, prode cavalier Ascanio, potrebbe allisciare il pelo a me e a mia sorella? Se qualcuno non ci aiuta, presto assomiglieremo più a delle cantanti giamaicane che a due batuffolosi ovini. Le saremmo davvero molto grate”.
E così, mentre Ascanio cerca, con estrema fatica, di sbrogliare le intricate matasse di lana di Gisella e della sorella, Maja si accomoda sull’erba tra le due pecorelle e si prepara ad ascoltare il racconto che le è stato annunciato.
“Devi sapere” inizia Gisella “che Morana con il suo sortilegio di pandemia oltre ad aver messo in pericolo la vita di tantissimi esseri viventi ha iniettato nei loro animi qualcosa di ancor più terribile della stessa malattia: la Paura; è grazie alla Paura se Morana oggi riesce a controllare molto più facilmente i mondi e, di conseguenza, ad accrescere ancor di più il suo già terribile potere.
Sappiamo che sono stati creati diversi antidoti per contrastare il virus, ma sappiamo anche che gli effetti salva vita di questi vaccini sono provvisori, limitati nel tempo e che le controindicazioni non sono chiarissime. Purtroppo, questa indeterminatezza provoca un cortocircuito sociale.
E, se da una parte al fine di rassicurare i suoi elettori il potere dominante ridimensiona le fragilità degli antidoti che contrastano la maledizione di Morana, dall’altra una potente setta, sovvenzionata in modo occulto dalla stessa strega, mira a provocare una forte destabilizzazione degli universi manipolando e ingigantendo i dati di quelle fragilità. Nell’un caso e nell’altro si tratta di operazioni politiche che sfruttano la stanchezza e la rabbia dei molti per far acquisire più privilegi ai pochi. Questa dialettica del potere persegue sempre un unico scopo: arricchirsi, se necessario anche attraverso la guerra.
Oggi, infatti, malgrado la conoscenza della storia, si continuano a fare tanti tipi di guerre: verbali, psicologiche, con le armi; tutte accomunate sempre dallo stesso denominatore comune: la violenza. In questo contesto Morana ha gioco facile, ci sguazza! Sa bene che le pulsioni degli esseri viventi, se stimolate, obnubilano completamente le loro menti. Abbiamo poco tempo perché sta acquistando un potere immenso. Ma bisogna provarci e noi ti diremo quello che devi fare. Per contrastare quella diabolica megera e per uscire dalla pandemia devi svegliare le coscienze e stroncare sul nascere la violenza; solo così potrai arginare il diffondersi di una rabbiosa, immotivata e incontrollabile contrapposizione.
Qui a Celleno il nostro locale stregone riesce ad annullare gli effetti della maledizione di Morana, ma, purtroppo, la sua magia non ha effetto oltre le mura della città. Fuori, data la mancanza della protezione del nostro mago,  l’equilibrio andrà ristabilito in modo diverso e tu, Maja, dovrai essere la guida di questa missione; dovrai far capire agli esseri viventi che incontrerai lungo il sentiero che non devono aver paura di raccontare i loro timori e le loro angosce e che dovranno essere in grado di ascoltare anche i più piccoli turbamenti di chi hanno vicino; dovrai accompagnarli a cercare le parole più adatte a definire sia il terrore che si annida dentro di loro sia quello che imperversa al di fuori.
Solo in questo modo gli esseri senzienti non si disuniranno e non si faranno la guerra; solo così riusciranno a scrivere quella legge giusta che li guiderà a convivere nel rispetto reciproco.
Ricorda Maja! In questa fase di passaggio dovrai prestare molta attenzione perché numerose vite potrebbe essere messe in pericolo, sia dalla mancanza di un immediato e deciso intervento, sia da un’operazione imposta con troppa fretta e superficialità. Finché non sarà condivisa un’azione comune, spetterà a te capire come lasciare più margini possibili di libertà tutelando le singole fragilità. Educa l’universo a comprendere la tossicità della rabbia ostinata di Morana e al contempo rintraccia la perfida strega, affrontala e sconfiggila una volta per tutte; con la sua fine l’incantesimo svanirà e tutto tornerà al suo posto”.
Detto ciò, le pecorelle si addormentano e Maja e Ascanio, dopo aver inutilmente provato a svegliarle per salutarle, se ne vanno via. Fuori dal borgo i due si dividono e ognuno va per la sua strada. Dietro di loro, lontano all’orizzonte, affiora il fumo di un’esplosione. I due non si accorgono di quel grigio presagio che non promette nulla di buono.

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