
È caldo; a Maja sembra che sia ancora estate, ma è il giorno di Natale. Nel mondo al contrario ridisegnato dall’incantesimo di Morana ogni cosa appare diversa da come dovrebbe essere nella realtà. Così le stagioni, così le buone abitudini, così il cibo da mangiare.
Dalla vicina caldera di Santorini giungono i fumi dell’ira della perfida strega. Vapori magmatici che si avvicinano senza sfiorarla a Ios, l’isola incontaminata in cui Maja è giunta qualche giorno fa.
Maja si siede al centro della piazza del villaggio e ascolta le storie raccontate dalle voci degli anziani filatori di lana.
Si narra che la notte di Natale fossero giunti qui sette ragazzi, fuggiti da una delle prigioni di Morana.
Una partita di pallone, come in un film, era servita a distrarre le guardie della strega; la non proibitiva altezza delle mura di cinta aveva poi fatto il resto.
È un fatto, da quel che si dice, accaduto tanti anni fa, in un tempo lontano in cui la voglia di libertà riusciva ancora a contrastare il terrore e l’orrore di una prigione.




