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Bagni San Filippo

Bagni San Filippo

“Sai cosa accadde alla balena bianca?” disse un cane di nome Volpino al nostro Giufà che era ansioso di conoscere nuove storie da raccontare ai suoi amici del mercato.
“No”. Gli rispose il poeta ubriaco e si accomodò esortandolo a iniziare a parlare.

“C’era una volta, tanto, ma tanto tempo fa, una enorme balena bianca, che si chiamava Ghiacciolona. La balena viveva spensierata nel Mar Glaciale Artico, ma un giorno, mentre stava giocando a nascondino con le sue sorelle, si allontanò troppo e smarrì la strada di casa; la povera beluga vagò e vagò e finì con il ritrovarsi, non si sa come, a varcare lo stretto di Gibilterra. Sola, sperduta e terrorizzata, non sapeva più come tornare indietro. Rimase così imprigionata in quello sconosciuto mare, che apprese poi chiamarsi Mediterraneo, dove dapprincipio trascorse il periodo più mesto della sua vita, perché lì era l’unica della sua specie. Dopo alcuni anni, però, si abituò all’idea di una vita solitaria e iniziò ad apprezzare quel piccolo oceano dove imparò a nuotare con disinvoltura. Le acque erano calde, ristoratrici e mai agitate; la notte, poi, quando tutti dormivano, Ghiacciolona si avvicinava alle coste della Sardegna e della Sicilia e ammirava commossa la bellezza del paesaggio, il chiarore della luna e la brillantezza delle stelle.
Ben presto fece amicizia anche con i locali: i delfini, le orate, i calamari e le seppie. Insomma riuscì a farsi una bella comitiva e, a dire il vero, non dovette impegnarcisi neanche troppo; vista la sua imponente stazza, difatti, tutti volevano diventare suoi amici. Ogni tanto però veniva a turbare la sua serenità la Malinconia che le ricordava della sua famiglia, dei suoi amici e della possibilità che i suoi cari la stessero ancora cercando.

Un giorno venne a sapere da una soiola di passaggio che nella Riserva Naturale Costa di Licola viveva una donna, la Sibilla Cumana, dalle virtù straordinarie e che costei le avrebbe potuto indicare la strada per ritornare a casa. Mai aveva ricevuto una notizia più gradita! Iniziò a sprizzare acqua da tutti i pori e per la felicità organizzò un elegante ricevimento con i suoi nuovi amici; fece allestire un banchetto ricolmo di sfiziose vettovaglie tra le quali spiccavano dei prelibati manicaretti fatti con le alghe del mar Tirreno e dei saporiti cocktail di acqua salata dello Ionio e del mar Ligure.
L’indomani, dopo aver salutato tutti, partì. Trovò facilmente la zona in cui viveva la Sibilla e quando fu abbastanza vicina alla costa, la fece mandare a chiamare da un granchio del posto. Il granchio, orgoglioso di aver ricevuto l’incarico di ambasciatore, si affrettò, ma, nonostante l’impegno, impiegò un bel po’ di tempo prima di raggiungere l’oscuro antro della maga. Malgrado  il suo poco atletico passo riuscì comunque a portare a termine la missione che gli era stata assegnata e il giorno successivo accompagnò la Sibilla in riva al mare.
La donna chiese alla giovane beluga: “Piccola Ghiacciolona perché richiedi il mio vaticinio?”
La balena le raccontò la sua storia e le confidò il suo grande conflitto. Era sì felice, ma la mancanza dei suoi cari la tormentava. Doveva ricongiungersi con loro.
La Sibilla, senza commentare, iniziò a tracciare degli strani disegni sulla sabbia. E solo dopo molte ore, si fermò e pronunciò il suo oracolo.
“Ghiacciolona se vuoi rivedere tuo padre e tua madre ancora in vita devi sbrigarti. Dovrai risalire le acque del fiume Ombrone, prendere la deviazione del fiume Orcia, attraversare parte della meravigliosa valle che da questo corso d’acqua prende il nome, e fermarti nei pressi della località di Bagni San Filippo. Se giungerai in tempo troverai ancora aperto un varco spazio temporale, dovrai attraversarlo prima che si chiuda e, a quel punto, ma solo se avrai fatto tutto quello che ti ho predetto, giungerai nel Mare Glaciale da cui sei partita. Ricorda, però, non potrai mai più tornare indietro e dovrai dire addio a questo luogo meraviglioso che ti ha accolto e coccolato”.
Ghiacciolona era 20mila leghe sotto i mari (espressione ittica equivalente del nostro al settimo cielo). Nonostante l’avvertimento della Sibilla e i dubbi che ancora la affliggevano, prese senza esitazione la strada indicata e, giunta a destinazione, sbalordì. Bagni San Filippo era un luogo incantato dove le acque gelate e cristalline sgorganti dal mitico monte Amiata si confondevano con quelle calde e sulfuree provenienti dal sottosuolo. Le concrezioni calcaree le ricordavano i paesaggi della sua infanzia. Una lacrima sgorgò dal suo melone. Trovò il varco, si voltò un’ultima volta indietro e lo passò. Dietro di lei il passaggio si richiuse. Subito dopo, in quello stesso punto avvenne una eruzione in seguito alla quale si formò un gigantesco masso bianco che assunse, incredibile ma vero, proprio le sembianze di Ghiacciolona. Dall’altra parte del mondo ad accogliere la balena bianca c’era la sua famiglia che non aveva mai perso le speranze di riabbracciarla.
Da quel momento in poi vissero tutti felici e contenti, ma nelle più gelide notti invernali la Malinconia tornava a far visita a Ghiacciolona e le ricordava delle sue avventure mediterranee, del tepore di quel piccolo oceano e dei numerosi amici che lì l’avevano amata”.
Così Volpino concluse il racconto e Giufà, coi lucciconi agli occhi, lo ringraziò. La storia di Ghiacciolona il poeta del mercato CircoMax l’avrebbe poi raccontata migliaia e migliaia di volte. E, a seconda di quanto fosse ubriaco, avrebbe aggiunto, tolto o reinventato uno o più particolari.

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Terme del Bagnaccio

Terme del bagnaccio

Mastro Tonio si siede sul suo sgabello di legno e, per farla addormentare, racconta alla piccola Maja una favola che Giufà, il poeta ubriaco, aveva inventato pochi istanti prima.

“Tanto tempo fa il luogo dove sorgono le acque termali del Bagnaccio era abitato da buffi personaggi e da creature bizzarre.
Tutto iniziò quando un piccolo gatto assetato, di nome Arciboldo, sperdutosi nel nord di Viterbo, si mise a cercare dell’acqua.
Cercava e cercava, ma non riusciva a trovarne neanche una goccia!
Quella in cui viveva Arciboldo era l’era della grande siccità e sulla regione della Tuscia non pioveva da mesi tant’è che tutte le fontane erano diventate secche! E così, dopo giorni di stenti, il povero felino perse ogni speranza e decise di lasciarsi morire. Si accasciò a terra e attese che la nera signora munita di falce lo venisse a prendere per caricarlo sul suo tetro carro. Quand’ecco, d’improvviso, mostrarsi al suo orecchio il melodioso rumore dell’acqua. “Sarà forse un miraggio?” Si interrogò Arciboldo e concluse che nel dubbio valeva comunque la pena tentare.
Si alzò con fatica, si diresse caracollante nella direzione del suono e quando fu davanti a una enorme fontana la sua gioia fu incontenibile. L’acqua scorreva! Scorreva così tanto che sembrava un fiume in piena. Arciboldo iniziò a ridere come un bambino tanto era felice. Ma appena fece per dissetarsi, da lontano, una voce ordinò:
“Fermati! Vuoi forse rimetterci la lingua, sciocco gattaccio”.
Arciboldo si fermò di colpo, si voltò in direzione della voce e….. vide un vecchietto dalle lunghissime ciglia e, dietro di lui, una vera e propria città in miniatura in cui le case erano delle enormi automobili, i ristoranti erano all’aperto e il bagno un piccolo bosco di more e di rovi. Inoltre gli abitanti del villaggio sembravano essere tutti molto anziani. “Che strano posto” pensò Arciboldo.
Tormentato ancora dalla sete si fece coraggio e chiese al signore per quale motivo gli avesse impedito di abbeverarsi.
“Amico mio – disse il vecchietto sorridendo e versando su di una ciotola un po’ d’acqua – tu non sai dove ti trovi. Queste sono le mitologiche fonti termali del Bagnaccio. Non puoi bere quest’acqua. Rischieresti di ustionarti la lingua. La temperatura può arrivare fino a 60°, si tratta di acque speciali provenienti dalle viscere della terra e alimentate dalla lava vulcanica. Ti chiederai a cosa serve un’acqua che non può essere bevuta mentre sgorga? Devi sapere, amico mio, che queste terme hanno poteri curativi miracolosi. Qui ognuno di noi ha più di trecento anni. Cì è sufficiente immergerci una volta al giorno e il nostro processo di invecchiamento rallenta incredibilmente! Se vorrai fermarti sarai ospite gradito. Adoriamo i gatti e abbiamo fondato una piccola colonia felina. Ci basterà un po’ del tuo affetto e provvederemo noi al tuo benessere.
Da quel giorno terminò anche l’era della grande siccità e fece la sua ricomparsa la pioggia. Ad Arciboldo non pareva vero di potersi finalmente rilassare un po’ e godersi quello splendido paesaggio campagnolo immerso nell’erba e mescolato ad antichi ruderi d’epoca romana. Poco importa se trascorse alcuni anni della propria vita senza compiere grandi imprese. Fu coccolato da tutti e, in breve tempo, diventò anche un campione di briscola! Ma questa è un’altra storia. Te la racconterò domani.”Conclude Mastro Tonio. Poi guarda Maja dormire e pensa: “Sei così piccola, dolce amore mio, e non sai ancora quante e quali avventure il futuro ti riserverà.

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