Sul far del crepuscolo Maja giunge a Sellano. Anche lì l’atmosfera è surreale; la poca gente presente in strada si muove frettolosamente mentre una macchina della polizia percorre avanti e indietro la via principale del paese. Sopra il tettuccio del veicolo un megafono ripete con voce metallica e senza soluzione di continuità: “Si prega la cittadinanza di rientrare in casa; tra 15 minuti inizia il coprifuoco; è per il vostro bene; isolati nei vostri alloggi sarete al sicuro; accendete la televisione e guardate lo sport”.
Il virus che si è diffuso in tutti gli universi non ha ancora arretrato; persino in quel piccolo borgo abitato da poche anime sopprimere la socialità sembra essere l’unico modo efficace per contrastarlo.
Maja dovrebbe trovare un alloggio ma, con i tempi che corrono, l’impresa più che ardua risulta impossibile.
Per questo motivo non si affanna a cercarlo e, data l’inquietante presenza delle forze dell’ordine, si allontana velocemente dal paese.
Su una bella radura da cui può ammirare la bellezza della Valle del Vigi monta la grande e spaziosa tenda che Mastro Tonio le aveva regalato prima di partire.
Quindi, sistema una tela sul cavalletto e si appresta a dipingere quel luogo meraviglioso e imperturbabile nelle cui infinite sfumature di verde scorge un futuro più luminoso e pieno di speranza di quel tetro presente che sta vivendo l’umanità.



