C’era una volta un bambino, grasso, debole, povero e impacciato. In molti lo prendevano in giro. Lui cresceva, ma nulla cambiava.
Neanche le maestre e i professori si curavano molto di lui; preferivano dedicare il loro tempo ai bambini appartenenti alle migliori famiglie: più belli, più educati e più bravi.
Quel bambino divenne grande, ma non ebbe molto successo e fece una vita modesta.
Ma un giorno trovò comunque la felicità: incontrò una brava ragazza.
I due si innamorarono, si sposarono ed ebbero un bellissimo figlio a cui diedero il nome Riccardo.
Compiuti i sei anni Riccardo, come tutti i suoi coetanei, iniziò a frequentare la scuola; gli capitò come vicino di banco un bambino di nome Mohammed.
Mohammed aveva la pelle più scura rispetto alla sua. Parlava la sua lingua, parlava il suo dialetto, ma non aveva i suoi stessi diritti.
A Riccardo sembrava assurda una cosa del genere. Doveva esserci uno sbaglio. E, infatti, una mattina ascoltò alla televisione che alcuni politici volevano fare una legge che permettesse al suo compagno Mohammed di porre rimedio a quell’errore.
Sembravano decisi, ma dicevano di non avere i numeri per fare passare quella norma perché inspiegabilmente nel Governo non tutti l’avrebbero votata: dicevano che in teoria era una legge giusta, ma che l’opinione pubblica non era d’accordo.
Dicevano: “Ci sono altre priorità!”
Riccardo chiese al padre cosa ne pensasse e quello gli rispose che, in effetti, a loro non li aveva mai aiutati nessuno; gli stessi politici che volevano quella legge ne avevano fatte altre di leggi che avevano tolto diritti alla sua famiglia.
Inoltre, secondo lui, quei bambini stranieri erano una minaccia e un giorno non molto lontano, se nessuno li avesse arginati, avrebbero portato a compimento una vera e propria sostituzione etnica!
Riccardo gli rispose che nulla sapeva della politica, di etnie e di cosa sarebbe successo in futuro.
Sapeva che Mohammed era suo amico e che lo aveva sempre aiutato nei compiti e nei giochi.
Sapeva che Mohammed a scuola imparava insieme a lui la storia, la geografia e la costituzione e che nello studio era molto bravo.
Sapeva che Mohammed cercava sempre di portare la pace quando gli altri bambini litigavano.
E, infine, sapeva quello che Mohammed pensava di suo padre.
Un giorno con entusiasmo gli aveva confidato: “Riccardo, ho visto tuo papà. Si vede che è un uomo forte e coraggioso. Da grande vorrei essere proprio come lui!”
Fu allora che l’uomo capì che non avrebbe fatto alcuno sgarbo ai politici osteggiando quella legge che chiamavano ius soli, ma lo avrebbe fatto soltanto a Mohammed. Lo avrebbe fatto a un bambino.
E si ricordò che anche lui era stato un bambino. Si ricordò dei suoi sogni e dei suoi desideri.
Proprio come lui, Mohammed sognava di vivere in un mondo dove nessuno avrebbe osato prenderlo in giro;
proprio come lui, Mohammed desiderava vivere in un mondo in cui sarebbe stato tutelato.
L’uomo capì anche che soltanto se ci fosse stato un presente più giusto per Mohammed in futuro ci sarebbero stati politici migliori.
Politici che avrebbero prestato più attenzione al benessere di tutti.
E, da quel giorno, tra l’opinione pubblica ci fu una persona in meno tra quelle che ritenevano fosse sbagliato che il Parlamento approvasse una legge giusta qual era lo ius soli.