
Maja arriva a La Bianca, frazione e centro di Campello sul Clitunno, lungo un sentiero circondato da alberi di ulivo. Si siede su di una panchina e scrive una lettera a Mastro Tonio.
“Caro babbo. Qui ci sono dei campi bellissimi con ulivi dalle foglie grigio argento, come salici cimati. Non mi stanco mai del cielo azzurro”.
Più tardi, anche un famoso pittore di nome Vincenzo utilizzerà quelle stesse identiche parole per descrivere alla madre un altro paesaggio, quello della Provenza.
Maja è estasiata dai colori pastello che incorniciano il paese: l’oro del grano, la terra d’umbria dei tronchi e il verde cinabro delle foglie; Li osserva sfiorarsi, confondersi, mescolarsi per poi scomparire verso l’infinito.
Nel mezzo, il paesino: la piccola chiesa, la piazza, il bar. Insomma un tipico abitato, simile e diverso da molti altri già visti da Maja. La Bianca è adagiato sulla Flaminia, la strada consolare romana, percorsa nei secoli dai viaggiatori provenienti da Spoleto e da Foligno. La strada che presto attraverserà anche Maja.
Prima di rimettersi in cammino, però, finisce di scrivere la lettera: “Un giorno tornerò a casa. Ti abbraccerò e ti racconterò delle mie avventure. Mi manchi tanto. Un bacio. La tua piccola Maja”.
Mette la lettera dentro una busta. Fa un fischio. E la affida a un gabbiano telefonico che, prima o poi, la recapiterà a Mastro Tonio.



