
Avvertenza
Sebbene i paesi, nominati in questa pagina, esistano realmente sulle mappe del web, si avverte che non s’è inteso in alcun modo di darne una descrizione documentaria in questo spazio, nel quale ogni cosa — a cominciare dalla geografia — segue l’arbitrio dell’immaginazione.
Tutto il presente racconto è assolutamente immaginario e non si riporta né a luoghi, né a fatti, né a persone reali.
La descrizione letteraria
Su per le colline verso la campagna, l’isola in cui Mona e Lona soggiornano ha straducce solitarie chiuse fra muri antichi, oltre i quali si stendono frutteti e vigneti che sembrano giardini imperiali. Ha varie spiagge dalla sabbia chiara e delicata, e altre rive più piccole, coperte di ciottoli e conchiglie, e nascoste fra grandi scogliere. Fra quelle rocce torreggianti, che sovrastano l’acqua, fanno il nido i gabbiani e le tortore selvatiche, di cui, specialmente al mattino presto, s’odono le voci, ora lamentose, ora allegre. Là, nei giorni quieti, il mare è tenero e fresco, e si posa sulla riva come una rugiada. Ah, Lona e Mona non chiederebbero d’essere un gabbiano, né un delfino; si accontenterebbero d’essere uno scorfano, ch’è il pesce più brutto del mare, pur di rimanere sempre laggiù, a scherzare in quell’acqua.
La storia
Lona e Mona scoprono la pittoresca isola di Procida, di cui avevano appreso l’esistenza leggendo un avvincente e malinconico racconto della narratrice Elsa. Qui ricevono notizie preoccupanti dai gabbiani sull’ampiezza degli effetti del sortilegio di Morana. L’imperio di Bisanzio ha iniziato a reagire al triste attentato di alcuni giorni fa, in cui sono stati uccisi due bambini*.
La risposta del potente e autoritario Sultanato non è la conseguenza di una approfondita e obiettiva indagine volta a individuare responsabili e movente di quella tragica azione, bensì dell’immediata e opportunistica associazione: rivale politico=terrorista. E così da tre giorni piovono dal cielo spade e artigli che esplodono nei villaggi di etnia Kurd seminando lapidi e cenere.
Alcuni gabbiani, volontari dell’associazione per la pace negli universi, sono riusciti a mettere in salvo una piccola comunità di Kurd, aiutandola a fuggire e indicandole la direzione per raggiungere Procida.
Lona e Mona, appresa la notizia della presenza delle Kurd sull’isola, decidono di incontrarle e di trascorrere un po’ di tempo tra loro.
Le Kurd si mostrano da subito molto ospitali e preparano alle due lucciole dell’ottimo çay; poi, spiegano, in una specie di assemblea pubblica, il proprio progetto politico; un progetto di convivenza pacifica tra i popoli e di condivisione delle ricchezze; un progetto che fugge la violenza, che rinnega l’uso delle armi per offendere e che giudica inumana la viltà delle esplosioni innescate in luoghi lontani dai conflitti. Tra i sottili viottoli dell’isola Lona e Mona ascoltano queste storie, eco di molte altre giunte alle loro orecchie.
La situazione è ogni giorno più grave; Morana con la sua magia nera sta diffondendo il male negli universi così velocemente che presto non resterà più un briciolo di umanità.
Chissà – pensano – se Maja riuscirà a rompere in tempo l’incantesimo?
Poi guardano commosse l’isola; temono che possa svanire e cercano di memorizzarne ogni piccolo dettaglio, ogni colore, ogni linea, per conservare per sempre un ricordo di quella bellezza.