Il sentiero era stato bloccato da un’improvvisa slavina. Maja e Dafne avevano smarrito l’orientamento e temevano che non sarebbero più riuscite a trovare la strada che le avrebbe portate da Morana.
E pensare che solo fino a qualche giorno prima la loro meta sembrava così vicina!
Invece, dopo la terribile bufera che aveva imperversato per gli universi, ogni punto di riferimento era stato spazzato via.
Dove erano finite? E quanto si erano allontanate da Morana?
Probabilmente nessuno avrebbe saputo dar loro una risposta, anche perché in giro non c’era più anima viva.
Molti si erano arruolati per fare la guerra, mentre altri si erano nascosti in inaccessibili rifugi da dove, premendo compulsivamente tasti di apparecchi digitali, inneggiavano alla ragion di stato, al valore e alla dignità.
Esisteva anche un ulteriore piccolo gruppo di persone che provava invano a fermare quell’orrore. Ma queste povere anime, accusate dai regimi di codardia e tradimento, erano state emarginate, umiliate e, in molti casi, uccise.
Oltre le montagne si udivano i rumori e si vedevano i fumi delle esplosioni termonucleari e, nonostante il pericolo apparisse ancora lontano, Maja e Dafne lo percepivano in modo distinto, anche perché già da diversi giorni il vento aveva fatto giungere alle loro orecchie strazianti grida di dolore dai luoghi colpiti dalle esplosioni.
Ma come era accaduto tutto questo?
La propaganda della nazione delle Terre Verdi raccontava che, senza un valido motivo, il suo territorio era stato invaso con bombe e carri armati, con droni e con soldati dal tracotante capo supremo del potente stato militare delle Terre Vastissime. E che, mentre i suoi razzi uccidevano malati e bambini, lui rimaneva sordo alle disperate richieste di cessate il fuoco. Per questo motivo, ossia per fermare violenza e follia, il presidente delle Terre Verdi aveva chiesto aiuto ai Paesi alleati che, dopo una prima esitazione, erano entrati in guerra.
Di contro, la propaganda dello stato delle Terre Vastissime accusava la nazione delle Terre Verdi di compiere continui atti di terrorismo e di collaborare segretamente con i paesi vicini con lo scopo di annientare il suo popolo. Il capo delle Terre Vastissime aveva provato più volte a chiedere al presidente delle Terre Verdi di rinunciare ad armarsi contro di lui, ma senza esito alcuno. E così, al fine di sedare ulteriore violenza, aveva iniziato quella che lui aveva definito come “un’operazione speciale di pace per il disarmo del Paese delle Terre Verdi” e aveva chiesto aiuto ai suoi alleati. Alleati che, dapprincipio, non vollero prendere parte alla missione, ma poi, per fermare violenza e follia, si schierarono e agirono.
In realtà, la guerra negli universi era conosciuta da tempo, molte altre battaglie si erano susseguite negli anni: tribù contro tribù; religioni contro religioni; esseri umani contro altri esseri umani. Dietro di loro sempre gli stessi signori del terrore, sempre consigliati dalla perfida Morana che, con successo, aveva continuato a lavorare al suo piano di morte e distruzione.
Le era bastato un banale sortilegio con il quale aveva infuso negli animi dei potenti un sentimento misto di paura e di ambizione.
Dopo aver lanciato quel maleficio non aveva fatto più nulla. Si era seduta su un grosso sasso circolare in attesa di conoscere in che modo avrebbe reagito la specie umana.
Morana aveva fatto quella magia per gioco, per provocazione, per un’assurda sfida con se stessa; era consapevole quanto fosse improbabile il suo progetto criminale. Per rendere vano l’incantesimo non ci sarebbe stato neanche bisogno che l’umanità prendesse coscienza del fatto che che per sopravvivere avrebbe dovuto dividere in parti uguali fra tutti gli individui le ricchezze dei pianeti, preservando la vita e l’esistenza delle altre specie. Per la salvezza degli esseri umani sarebbe stato sufficiente molto meno: per esempio, seguire il proprio istinto di conservazione.
Ma fino a quel momento ciò non era accaduto e l’assurdo piano di Morana stava per giungere a compimento.
Maja e Dafne si ritrovarono nei pressi di una vecchia stazione abbandonata con le finestre murate e la porta chiusa.
Attorno a loro non c’era nient’altro.
Provarono ad entrare, ma non ci riuscirono: una specie di incantesimo sacro rendeva l’ingresso inaccessibile.
Fu in quel momento che Maja si ricordò del sacchetto che le avevano regalato Mona e Lona e delle parole che le avevano detto.
“Quando ogni cosa perduta ti sembrerà,
la chiave del tempo e dello spazio una porta aprirà;
in quel moto immobile e in movimento
sarai nel giusto luogo e nel giusto momento,
lì a pensar fermarti potrai
e tutto riuscirai a cambiar se lo vorrai“
Maja prese la sportina che aveva nella tasca destra; all’interno c’era una chiave di legno; la afferrò, la inserì nella serratura, la girò per due volte e la porta si aprì. L’incantesimo che proteggeva quel luogo era stato rimosso.
Ciò che videro dall’altra parte era incredibile: l’edificio era un varco verso un nuovo mondo!
Davanti a loro si distendeva uno sconfinato altopiano coperto di neve.
Attorno tutto era silenzio.
Non si udivano grida e non si vedevano più i funghi mortali delle esplosioni. Tra la coltre bianca affiorava un piccolo borgo in lontananza. Avanzarono di qualche passo per osservarlo meglio e videro ciò che pensavano fosse perduto per sempre: bambini che giocavano e uomini e donne felici che lavoravano. Ogni cosa era in armonia.
Sedotte da quel confortevole luogo si avvicinarono di più, ma poi, scosse da un brivido, si voltarono indietro e si accorsero che il portale si stava smaterializzando.
Fu allora che compresero che se si fossero allontanate di più non sarebbero riuscite a tornare indietro.
Dovevano prendere subito una decisione.
Il mondo che si erano lasciate alle spalle era sul punto di esplodere; nulla sarebbe rimasto, ma a loro era stata offerta un’opportunità: una nuova dimensione in cui ricominciare da capo.
Ma a quale prezzo?
Restare significava rinunciare per sempre alla loro ricerca.
Significava ammettere che nessuna delle loro avventure aveva avuto senso.
E come avrebbero potuto vivere felici, sapendo che dall’altra parte Morana aveva vinto?
Così, nonostante i loro cuori fossero stati già scaldati dal tepore di quel possibile futuro di pace, le due amiche non ebbero alcuna esitazione. Come tante volte avevano fatto nella loro storia, si presero per mano e, dopo aver posato un ultimo malinconico sguardo su quel piccolo borgo, non si voltarono più, chiusero gli occhi e, senza rallentare, corsero verso il portale finché non lo ebbero oltrepassato.
Appena furono dall’altra parte riaprendo gli occhi videro un razzo dirigersi verso di loro; fecero appena in tempo a spostarsi.
L’esplosione fu devastante.
Maja e Dafne, seppur ammaccate, si salvarono; per la vecchia stazione, invece, non ci fu niente da fare. Il missile la distrusse e con essa il passaggio verso un mondo di pace e di armonia in cui Morana non sarebbe mai potuta entrare.