Monte Livata neve
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Il monte Livata

A 1400 metri d’altezza, sulla cima più alta del Monte Livata nel Parco Regionale dei Monti Simbruini, viveva in una grotta il cugino di Morana, il terribile Stregone delle Nevi Invernali. Lo stregone, una notte all’anno, usciva dalla sua insolita dimora e rapiva la bambina più bella dei villaggi vicini. La portava dentro la grotta, la uccideva e ne beveva il sangue. Grazie a un incantesimo arcano, legato a questi infanticidi, si manteneva eternamente giovane e diventava sempre più potente.

Poco distante, nella capanna di mezzo del villaggio delle Tre Capanne, cresceva Valina che, a detta di tutti, era la bimba più bella di sempre. I genitori, una coppia di collaudatori di videogames, erano molto preoccupati, perché avevano timore che lo Stregone delle Nevi Invernali venisse a rapirla. 

Così, quando cadde la prima neve, diedero un sacco a Valina e le dissero di fuggire per i boschi. Valina ringraziò i genitori per l’affetto che le avevano dimostrato fino a quel momento, li abbracciò e iniziò la sua avventura, da sola, nel freddo e nella bufera. Lungo la strada c’erano dei caldi rifugi, ma era troppo rischioso fermarcisi. 

Valina camminava da tempo ed era ormai allo stremo delle forze quando in una vallata incontrò una faina, una donnola e un femmina di tasso, rimaste incagliate in delle trappole per orchi cattivi. “O bella Valina – dissero flebilmente le sventurate – aiutaci o moriremo!”

Valina, senza pensarci due volte, le liberò e medicò le loro ferite. E quelle per gratitudine le regalarono tre pietre dai poteri speciali. La femmina del tasso le diede una pietra rosa che, se lanciata in aria, avrebbe diffuso una dolce ninna nanna, la faina le consegnò una pietra rossa che avrebbe reso invisibile chiunque l’avesse stretta nella mano sinistra e, infine, la donnola una pietra bordò che avrebbe fatto correre velocissimo chiunque l’avesse tenuta in bocca.

Valina ringraziò le nuove amiche e proseguì la sua fuga. Intanto, lo stregone cattivo si era recato nel villaggio delle Tre Capanne per rapirla. Immaginate la  sua rabbia quando entrò nella camera da letto di Valina e non la trovò. Andò su tutte le furie e bruciò con uno starnuto le tre capanne. Era fuori di sé e si mise subito in cerca della sua preda.

Valina dal canto suo, girovagando senza meta, si ritrovò nientepopodimeno che davanti la grotta dello stregone. Lì si armò del coraggio, fece un grosso respiro ed entrò. Perlustrò ogni anfratto finché non arrivò in uno stretto e oscuro cunicolo, che attraversò. Finì nel punto più buio della caverna dove era imprigionato in una piccola gabbia un povero barbagianni malato.
Appena vide Valina subito le disse: “Cosa fai qui bella bambina? Fuggi prima che torni lo stregone o per te sarà la fine”.

Ma Valina, invece di scappare, liberò il barbagianni dalla gabbia e gli disse: “Non serve a niente fuggire ho deciso che aspetterò qui lo stregone e lo affronterò”.

Il pennuto, meravigliato da tanto coraggio, le volle fare un regalo: le diede un granellino di sabbia e le disse che se lo avesse stretto tra i pollici sarebbe potuta volare in alto nel cielo.


Valina attese per diversi giorni lo stregone.
Egli tornò solo dopo aver girato in lungo e in largo il mondo.
Quando Valina lo sentì arrivare strinse la pietra rossa nella mano sinistra e diventò invisibile.
Lo stregone, pensando di essere solo, si sedette sul suo giaciglio e iniziò a borbottare: “Se non troverò la bella Valina per me sarà la fine diventerò vecchio e brutto. Me misero, me tapino! Comunque non devo lamentarmi! L’importante e che non vengano la Fata delle Nuvole e la Fata delle Terre Orientali. Senza i miei poteri per me sarebbe la fine! Mi ucciderebbero di sicuro! E si vendicherebbero dei torti che mille volte ho fatto loro ingannandole”.

Sentite queste parole Valina lanciò la pietra rosa e si tappò le orecchie. Una melodia dolcissima si diffuse nella grotta e lo stregone si addormentò.
A quel punto Valina si mise in bocca la pietra bordò e corse dalla Fata delle Terre d’Oriente. La raggiunse in un batter di ciglia e non si dovette sforzare molto per convincerla ad aiutarla. La fata fu ben felice di seguirla nella tetra dimora dello stregone per potersi così finalmente vendicare dei tanti torti subiti.
Infine Valina strinse tra i pollici il granello di sabbia e volò in alto in cielo per avvisare anche la Fata delle Nuvole che la seguì lasciando in sospeso le pulizie dei cirrocumuli.

Le due fate fecero un sortilegio allo stregone che divenne vecchissimo, bruttissimo e fu privato di tutti i poteri. Fu condannato a vivere il resto della sua esistenza nelle viscere della terra e a scavare nelle miniere oscure. Il sole tornò alto sul Monte Livata e tutte le malefatte e i sortilegi dello stregone furono cancellati. Ritornarono in vita le bambine uccise, le capanne bruciate risorsero dalle ceneri e il barbagianni si trasformò nel principe di Subiaco che Velina da grande avrebbe voluto sposare perché era ricco, giovane e bello, ma questa è un’altra storia……*

Il Monte Livata si trova nel Lazio. Vuoi conoscere il racconto che gli alberi centenari fecero a Valina? Vai sulla pagina di Campo dall’Osso.

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