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Il ristoro di Mastro Tonio nella valle di Tramonti

Mastro Tonio,  
ha percorso tante strade
della Penisola e della Costiera,
ha ammirato insenature e rade
in splendenti giornate di primavera.

Tra le case sparse di Tramonti
ha scovato un luogo incantato
di cui mai aveva ascoltato racconti
e dalla cui bellezza è stato abbagliato.

Lì ha approfittato
dell’ospitalità della gente locale
per osservare il territorio inesplorato
da una bella casa sul crinale.

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L’amore di Lona e Mona per Marina di Puolo

Puolo

C’è stato un tempo lontano in cui le lucciole Mona e Lona frequentavano le spiagge. Un tempo antico di pace e serenità. In quel periodo i bambini non venivano ancora arrestati agli aeroporti e nell’universo nessun dissidente politico veniva torturato. Una delle spiagge che Lona e Mona amavano di più era quella di Puolo, un porticciolo di pescatori a metà strada tra Sorrento e Massa Lubrense. Da lì si potevano ammirare tramonti suggestivi, impreziositi dalle silhouette di Ischia, di Procida e del Vesuvio. D’estate, durante il giorno, i bambini giocavano a palla, a pallone, a paletta; facevano la bancarella e i tuffi al mare. Trascorrevano tra la sabbia e gli scogli intere giornate e quando si faceva sera tornavano, privi di malinconia, nella dimora di villeggiatura. Per loro il futuro sarebbe stato un altro giorno di divertimento e svago. Non avevano contezza dell’effimero.
In quelle sere spensierate Mona e Lona, prima di rincasare, si attardavano nella pineta a guardare l’orizzonte al crepuscolo. Entrambe piangevano. Entrambe erano felici.

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Ieranto

Conoscete la Baia di Ieranto? Nooooooo. Ma dite sul serio?
Allora, prima o poi, ci dovrete andare. Certo, la strada che porta alla Baia non è semplice da trovare; da Nerano (siamo ovviamente sulla Penisola Sorrentina) si prende il secondo sentiero a destra e, quindi, si prosegue dritti fino al mattino (se siete partiti a notte inoltrata). Solamente dopo una tanto lunga quanto spettacolare camminata, si giunge alla meta.


Sembra ieri il giorno in cui noi ci siamo andati per la prima volta; proprio lì abbiamo vissuto una fantastica avventura che vi andremo a narrare.
Il giorno che siamo arrivati alla Baia di Ieranto abbiamo assistito ad uno strano spettacolo: Falchi Pellegrini, Granchi Corridori, Berte e, un po’ tra l’addormentato e l’elettrico, tantissime Meduse avevano un gran da fare nell’agitarsi a raccogliere acqua.
La loro foga ci appariva alquanto bizzarra ma, prima il nostro olfatto, e poi la nostra vista, ci hanno rivelato il reale motivo di tanta apprensione.
La Baia era minacciata da un terribile incendio. Tutta la costa bruciava e, le ginestre, i mirti, gli olivi, le agavi (sia quelle più giovani che quelle più anziane) sembravano avere i minuti contati.
Bisognava fare qualcosa e tutti gli animali della Baia, dimenticandosi per un attimo storiche rivalità, decisero collaborare per arginare l’imminente pericolo. Noi, spaventati, non sapevamo proprio casa fare ma, finché, grazie alla grande organizzazione e solidarietà con cui si affrontava il problema, abbiamo trovato il modo di dare loro una mano.
E così, mentre i Granchi Corridori e i Falchi Pellegrini raccoglievano l’acqua in dei secchi, le Berte, cavalcate da Meduse, la portavano e la rovesciavano sopra le fiamme; ogni piccolo essere e animaletto si adoperava per riuscire in qualche modo a frenare l’avanzata delle fiamme.
Si costruivano in un lampo aeroplanini di carta porta acqua, catapulte in legno e castelli di sabbia per proteggere i preziosi dalla devastazione del fuoco.
Intanto, un gruppo di piccioni selvatici, esperti canoisti, era partito (sprezzante del pericolo urlato dalle perigliose onde in burrasca) in direzione della vicina isola di Capri per chiedere aiuto. Il mare era l’unico punto di passaggio rimasto per comunicare con il mondo esterno. Nonostante l’impegno di tutti gli animali, le fiamme sembravano prendere il sopravvento e tutto ormai appariva perduto…
All’improvviso, però, s’intravidero all’orizzonte proprio loro: le canoe pilotate dagli eroici piccioni selvatici e più in alto in cielo, un intero reggimento di falchi pompieri, bardati di tutta l’attrezzatura necessaria per risolvere al meglio l’impresa.
Riuscirono, non senza sforzi, a domare definitivamente l’incendio e le ginestre, gli agavi, i mirti e gli olivi furono salvati.

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Sant’Agnello

Sant’Agnello è una splendida cittadina della Penisola Sorrentina dove i ragazzi trascorrono ogni anno periodi di vacanze estive più o meno lunghi a seconda delle possibilità.

Insieme alle loro storie si intrecciano quelle di turisti occasionali provenienti da ogni parte d’Italia e del mondo. Iniziano così, il più delle volte solo per pochi giorni, piccoli grandi amori da film e da canzonette. Il punto di ritrovo, romantico e indimenticabile, è la Marinella. Piazzetta su di una roccia di tufo a picco sul mare da cui, nelle giornate di bel tempo, è possibile vedere da una parte il golfo di Napoli e il Vesuvio, dall’altra il più piccolo, ma non meno bello, il Golfo di Sorrento.

Non è raro, poi, essere avvicinati da qualche gabbiano; non vi fate illusioni! Non sono in cerca della vostra amicizia, ma soltanto di qualche cosa buona da beccare.

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Massa Lubrense

Massa Lubrense è un piccolo paese di pescatori che si trova sulla Penisola Sorrentina a metà strada tra Sorrento e la spiaggia di Ieranto. Se vi trovate da queste parti potrete incontrare anziane signore inglesi dai cappelli bizzarri, esperti pescatori, cani (il più delle volte addormentati) e veri e propri lupi di mare. Il caratteristico porticciolo vi farà innamorare.

Qui arrivano le strette e contorte stradine (a tratti così ripide che solo impavide apette riescono ad affrontarle senza paura) che si susseguono in un dedalo dalla parte alta alla parte bassa della cittadina. Qualcuno dice che nelle notti invernali i fantasmi giocano a rincorrersi per le vie e si trascinano dietro bottiglie, scatole e quant’altro destando dal sonno anziani e bambini. Altri dicono che si tratta solamente del rumore del vento che si incunea tra i piccolissimi vicoletti. Noi non sappiamo a chi dar ragione, diciamo soltanto che una sera ci è parso di vedere un’ombra scomparire nel nulla seguita da strani rumori, ma non ricordiamo se si trattasse di un sogno oppure no. Fatto sta che l’indomani mattina ci siamo risvegliati sereni, ci siamo affacciati dalla finestra della nostra casa e abbiamo potuto godere dello splendido paesaggio disegnato dal mare e dalle piccole e colorate barchette attraccate al porticciolo. Dopo esserci rinfrescati siamo scesi giù al bar e ci siamo presi un bel sorbetto al limone; godendo così di una piccola siesta nella splendida serenità di Massa Lubrense, prima di rimetterci in viaggio per una nuova avventura.

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Capo di Sorrento (Bagni della Regina Giovanna)

Ormai persi tra le bellezze della Penisola Sorrentina Maja e Dafne si avventurano verso una delle più belle “spiagge” della zona. Certo, il concetto di spiaggia qui è un po’ azzardato, in quanto la costa è fatta prevalentemente da rocce e da scogli.

Dopo aver preso un piccolo autobus da Sorrento e dopo aver girovagato per strade tortuose, scendono alla fermata Capo di Sorrento. Da qui, un sentiero lungo poco meno di un chilometro le conduce in una sorta di Paradiso terrestre. Passano all’interno dei ruderi della villa romana di Pollione e si ritrovano sugli scogli di alcune calette che circondano acque dai colori turchesi e smeraldo. È ancora primavera e a farle compagnia ci sono i rumori del mare, del vento e di qualche barca che si allontana verso l’orizzonte.

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